sabato 31 dicembre 2011

La luce negli occhi e l'apple crumble col tè


Sempre negli occhi e nelle papille gustative la pretenziosità vuota della latrice del finto cheesecake, ieri ho deciso di provare il piccolo laboratorio artigianale di pasticceria La dolce peonia. Dalle foto e dai commenti via socialcoso pareva un luogo interessante, vivo, originale, poco pistoiese; mi aspettava un tè di quasi fine anno intorno all'albero nella casina delle fate e ho deciso di provare. Un negozio piccino piccino ma curato e amato con un volto gentile e sorridente, che mi ha suggerito i biscotti perfetti da abbinare al tè. In mostra, tra tante squisitezze, qualcosa che somigliava al mio apple crumble, perché era un crumble con il burro, la crust sbriciolata croccante e la cannella. Come da questi e da altri ingredienti venga fuori quella meraviglia del crumble de "La dolce peonia" non so, mi limito a mangiarlo e a condividerlo. Nella mia mente gli ingredienti si mescolano quasi per magia, più o meno come Mrs Weasley che armeggia in cucina con la bacchetta.
Nei negozi dove ti servono con il sorriso e con la luce negli occhi si torna volentieri. E se ne scrive altrettanto volentieri.

venerdì 30 dicembre 2011

Cheesecake e paresi facciali tristi


Nella foto uno dei cheesecake più squisiti che abbia mai assaggiato. In quel ristorante, quando il cameriere ha chiesto, con una cortesia unica e con il sorriso, se tutto era a posto e con altrettanta serenità abbiamo ricordato che dovevano ancora arrivare le patatine fritte, il contorno dimenticato è giunto appena qualche minuto più tardi insieme alle scuse del direttore di sala che ci avvertiva di uno sconto per il disagio patito. Ecco, non sempre si è altrettanto fortunati. E non è una questione di di ristorante più o meno prestigioso, è una questione di educazione.
Se, tra i dolci nel menù, mi elenchi il cheesecake, io lo scelgo (errando). Se mi porti un dolce al formaggio con lo zucchero a velo sopra e un interno molliccio molto più simile alla torta mimosa che al cheesecake, che non ha il sapore né del limone mescolato alla panna e al formaggio, né della fragola, una superficie con qualcosa di marroncino non ben identificabile, non lo mangio e lo offro ai miei commensali, precisando che non è un cheesecake, come appare evidente dall'immagine.

Se poi proprio mi chiedi perché non ho mangiato il dolce, con lieve imbarazzo ma ferma convinzione ti rispondo: "Perché non è un cheesecake". A questo punto la "signora" ribadisce con maggiore ruvidità di quanto non avesse già dato prova durante le ordinazioni: "E' un cheesecake".
Mi sale l'irritazione e con tono pacato ma ancor più fermo ribatto: "No, non lo è. Non ha la consistenza del cheesecake".
E costei continua: "E' un cheesecake. C'è la ricetta su internet".
Trovandomi in una situazione non mia aggiungo: "Non dubito che abbia trovato questa ricetta sotto il nome di cheesecake, ma le assicuro questo non lo è".
"Non sarà il cheesecake di New York...", aggiunge senza concludere.
E qui mi impongo il rispetto per le persone che sono con me e ho pietà del caso umano che ho di fronte, a cui ho già permesso oltremodo di dare spettacolo di se stessa.
E non è questione di luogo: sebbene da queste parti non si brilli in percentuale quanto a cortesia, ci sono locali e negozi con ottime persone.
Non ho mai compreso la filosofia della paresi facciale triste sul lavoro, che funziona solo in questo Paese, peraltro. Altrove si verrebbe licenziati. Se anche per mestiere allo zoo togli la cacca nel reparto degli elefanti, sei tenuto a rispettare dal primo all'ultimo elefante, dalla prima all'ultima persona. Sei gentile per contratto, anche se non è sempre facile, anche se sei stanco e ferocemente preoccupato per altri sacrosanti motivi. Anche perché con la paresi facciale triste e la scortesia le ore di lavoro appariranno parecchio più lunghe e pesanti. Almeno la vedo così e ho intenzione di consolarmi presto con un vero cheesecake.

domenica 25 dicembre 2011

HP

Il perfido antagonista di James Stewart in "It's a Wonderful Life", Henry Potter, aleggiava nella mente della Rowling quando ha concepito "Harry Potter"? Spero di no. Anzi, l'idea mi disturba. Nome e cognome sono piuttosto comuni. Il Doug Ross di "E.R." è figlio certo del Doug Ross alleniano dottore fissato con le pecore in "About Sex* (*But Were Afraid to Ask)". La barca di Cary Grant "True Love" è la stessa di Pacey Witter, senza dubbio. Ma Henry Potter/Harry Potter è casuale o è una citazione voluta? Propendo (e spero) per il casuale.

sabato 24 dicembre 2011

Buon Natale


E' freddo, piove a dirotto, tira persino vento, minaccia neve eppure va bene lo stesso. A Natale va bene lo stesso, anzi va bene così: impossibile da tollerare un Natale con il sole e il caldo estivo. Fa parte del Natale il piacere di entrare in un negozio e assaporarne il caldo buono, tornare a casa, accendere l'albero, il presepe e le infinite luci e avvolgersi nella coperta dell'Open theatre o nel plaid rosso con i cuori. A Natale si cammina tanto, a volte senza una meta, si entra in un negozio anche solo per vedere quello che c'è, per farsi venire un'idea o scartare un'idea bastonati dal prezzo; oppure si corre verso una meta precisa, facendosi largo tra la folla che si attarda, indecisa e inetta come quasi sempre. C'è la libreria nuova, una vera libreria, dove pare d'essere in un altra città. E se ne esce contenti e sempre con un pacchetto. Poi ci sono i cioccolatini da distribuire, i pacchetti raffazzonati e sbilenchi, i primi regali da scambiare, le ultime idee da conquistare e tanti auguri da regalare a quasi tutti. Si compra, si compra e si compra ancora, ma soprattutto si cerca l'oggetto perfetto, il pensiero ideale che mutui l'affetto, che parli per te.
Dispiace solo che il Natale venga all'inizio delle vacanze di Natale e che in un giorno solo si porti via la festa più bella dell'anno, così d'un botto e ci lasci solo un poco credibile "buon anno" e un misero "buone feste". Comunque, siamo sempre alla vigilia e sarà Natale ancora per venticinque ore e intendo vivermelo fino all'ultimo minuto.

venerdì 9 dicembre 2011

Sprazzi


Lontano dall'ideale, lontano dalla perfezione e con un presepe con le lucine saltate per metà, si esige il miracolo di Natale.
Nella bolla bolognese e per un giorno il prodigio funziona tra luci e alberi, coniglietti paffutelli, buste e bustine, palloncini adesivi, chiacchiere, hamburger e progetti lontani, siderali.
Il primo vero film di Natale e i primi pacchetti sotto l'albero fanno sempre bene.
La richiesta rimane.