"Anche se non condivido ciò che dici,
sarei disposto a dare la vita
affinché tu possa dirlo."
Frase conosciutissima, anche troppo sfruttata, principio ineccepibile incensato da mezzo mondo e rispettato da pochissimi. Credo di potermi definire una conservatrice liberale, certamente non una rivoluzionaria e credo, spero, sono convinta di rendere omaggio a questo principio ogni giorno. Nella quotidiana pratica umana alcuni di coloro che sbandierano la propria fede ultraliberale e ultrademocratica sembrano, invece, averla rimossa oppure il problema - come sosteneva Vittorini nel meraviglioso editoriale d'apertura del "Politecnico" Una nuova cultura - è che la cultura (per lo meno quella occidentale) "che è stata pensiero greco, ellenismo, romanesimo, cristianesimo latino, cristianesimo medioevale, umanesimo, riforma, illuminismo, liberalismo, ecc." sembra non aver avuto che "scarsa, forse nessuna influenza civile sugli uomini". Dunque - si chiedeva Vittorini - "è qualità naturale della cultura di non poter influire sui fatti degli uomini?" Vittorini lo negava e proponeva soluzioni che non condivido, anche perché le soluzioni in cui riponeva fiducia si sono dimostrate palesementi fallaci. Dunque, la cultura è destinata a rimanere parola in alcuni o in più di alcuni? Ad osservare e a riflettere sulla pratica umana (non politica, sia chiaro) sembra proprio così. E il diritto di parola, l'ascolto e il rispetto per le idee altrui spessissimo è negato. L'importante è dichiararsi democratici, urlare e aggredire forti dei principi della propria rivoluzionaria democrazia.
1 commento:
Sottoscrivo il pamphlet. Si abbracciano democrazia e libertà invece contemporaneamente si lordano. Capre, vermi e lemuri insozzano, soprattutto in questi giorni, i più elementari principi di libertà mascherandosi da difensori della medesima. Te non parlavi di politica, ma io sì.
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