Capisco che - per chi mi conosce bene - un'affermazione del genere possa suonare come un'abiura: ho bisogno delle stagioni, ho bisogno dell'alternanza delle stagioni, ho bisogno di cieli cangianti, di caldo, di temperatura tra i 25 e i 30 gradi, ho bisogno di pioggia, persino di neve (una e, ribadisco, una volta l'anno bene annunciata e con mezzi pubblici funzionanti). L'estate indiana da affrontare barricata dietro le persiane con il prendisole giallo o quello celeste a pois, con l'aria condizionata a palla in macchina, con luuuunghe ronfate pomeridiane e spettacoli di Bolle a Boboli non può andare oltre il decimo giorno, dopo di che ho bisogno che il cielo s'increspi, che muti colore, che assuma un'espressione qualsiasi.
mercoledì 19 agosto 2009
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2 commenti:
credo che la sequela di giorni trascorsi a resistere all'afa, alla sete, alla inevitabile incapacità di fare alcunchè dalle 14 alle 19 porterebbe all'abiura chiunque. A me onestamente bastano 35° per finire ... a gallina, per i 40° devo ogni giorno prepararmi spiritualmente.
Viola
Più che lo spirito stanotte è stato utile il ghiaccio chimico.
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