domenica 11 ottobre 2009

St. Pancras


Salendo le scale della stazione londinese di S. Pancras si accede ad una zona stranamente tranquilla e silenziosa, dove pochi viaggiatori cercano di rintracciare i pochi treni che partoni da là sopra, sotto le balaustre una delle stazioni più vive, più luminose e più belle al mondo. Nel silenzio di questo primo piano dimenticato, dal nulla mi è comparsa un'enorme scultura, alta una ventina di metri: un uomo ed una donna in abiti contemporanei che si abbracciano e si guardano innamorati. Mai ho visto cogliere il senso e il significato di una stazione come in questo caso. Il bello delle stazioni è il via vai delle persone con le loro piccole, medie grandi borse, borsone, valigie; i treni che partono (certo, quando partono), che arrivano; gli annunci, i tabelloni; le mille storie che si incrociano; i treni a lunga percorrenza su cui vorresti saltare all'istante; i passeggeri e coloro che accompagnano i passeggeri; quelli che attendono l'arrivo di un amico, di un figlio, di una madre, di un amante e sono lì almeno da un'ora, per essere certi di esserci, di trovare parcheggio, di arrivare in tempo; quelli che hanno corso tutto il giorno o sono stati chiusi in ufficio per tutto il giorno, bramano un posto a sedere e sperano in un ritardo almeno contenuto e soprattutto gli innamorati che si salutano, soli al mondo in mezzo al caos del mondo.

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