martedì 19 gennaio 2010
Carpe Diem, Ginzburg e Bollani
Dice - ed è il caso di crederci - sia piuttosto pallida in questi giorni: un po' sarà il sole fuggito da anni, un po' il gelo che punge e sbianca, un po' l'aria sbattuta da assenza di sonno. Come sempre, ne ho "impancate" anche troppe, tra l'inglese, il tennis, la scuola; non solo, quando la domenica mattina mi propongono L'inchiesta della Ginzburg al Fabbricone di Prato, salvaguardato l'incastro del pranzo a Candeglia con la torta mimosa e il disegno dalla Nina, accetto. E non me ne pento. Non me ne pento nemmeno mentre faccio fatica a tenere gli occhi aperti durante uno spettacolo di buona qualità con la piccola Azzurra che piange e mi ricorda tanto la Natalie Portman di Closer (che mi rimanda al Jude di Closer). Poi, lunedì sera, a chiosa di una mattina intensa, di un pomeriggio con nuovi stivali marroni e di due riunioni e fuga con la stecca di cioccolata fondente in borsa, c'è Bollani che suona a Firenze. La compagnia è ottima e dunque, meno sveglia ancora del pomeriggio precedente, vado, andiamo al Comunale di Firenze. La musica di Bollani "parla" - come sostiene Caterina, lui si muove in maniera anche troppo studiatamente teatrale, ma insomma, visto il genio, glielo possiamo perdonare. Ora, forse, è davvero il caso di dormire, anche solo per sognare e ripensare con gli occhi chiusi al testo della Ginzburg, alle mani di Bollani. D'altra parte - e questa riflessione probabilmente finirà per uccidermi dal sonno - cinque-sei anni fa non avrei potuto concepire di disporre la domenica mattina di un Fabbricone nel pomeriggio o di un Bollani a chiosa del lunedì. Dormirò appena posso. Alla fine, per quanto non vada bene, va bene così.
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2 commenti:
Infatti, davvero. E Bollani vale sempre.
Eh, sì. Almeno a Firenze non abbiamo rimediato la magra figura del teatro semivuoto, come a Pistoia due anni or sono per Danilo Rea.
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