giovedì 14 luglio 2011
Harry Potter: l'afa lo uccide
Ecco, quella nella foto sarebbe stata la situazione ideale stasera per la prima dell'ultimo Harry Potter: ai 18 gradi torinesi delle 21, sulle meravigliose poltrone/lettini della Mole Antonelliana. Non è esattamente andata così. Anzi non è andata proprio.
E ne son contenta.
Potevo forse aspettare domani? Non esiste. Le attese non fanno per me. E poi era l'ultima prima e ci volevo essere, visto che non ero (solo per causa di forza maggiore) tra i matti accampati sulle pietre di Trafalgar mercoledì e giovedì scorso. Comunque, all'ombra dei 32 gradi delle 20.45 sono partita da casa con un misto di allegria, agitazione, malinconia: già è stato durissimo congedarsi dai libri. Ho letto, apprezzato, sottolineato le pagine, le parole; ho commentato, ho messo gli asterischi, ho cerchiato in rosso le orrende traduzioni con i pronomi relativi a caso; ho sorriso, ho riso, ho trepidato, ho sofferto, ho pianto e alla fine, quando sono proprio arrivata in fondo all'ultimo capitolo e all'ultimo rigo (letti prima, come sempre), mi sono consolata al pensiero dei libri in originale e dei film.
Andare a a vedere l'ultimo film è un piacere, un'emozione e una sofferenza, un altro congedo necessario da Harry, che ormai quasi trentunenne conduce una vita tranquilla in qualche parte dell'Inghilterra.
E invece, c'è stato l'ennesimo colpo di scena.
"Un guasto grosso - spiega l'addetta ai biglietti -, la proiezione del pomeriggio è stata bruttissima. Salta la luce. E' troppo caldo. Il tecnico sta lavorando, ma non sappiamo come finirà." Funzionano solo le altre due sale: nella 2 c'è Trasformers, nella 3 Harry non in tre D, già iniziato. Dopo un quarto d'ora pare tutto risolto e la folla di potteriani doc - giovani, meno giovani, vecchi, bambini - sale ad ampie falcate le scale della sala 1 armata di gelato e acqua. La solita pubblicità, poi finalmente il logo uncinato della Warner B. e uno spontaneo applauso da parte di tutta la sala. Ecco Ron e, sì, c'è anche Harry e soprattutto c'è il fratello maggiore Weasley, Bill (un fantastico Domhnall Gleeson), che compare in un numero troppo davvero troppo ridotto di scene, ed ecco Snape/Piton sempre più Renato Zero dei noiartri.
Ron e Bill a parte, anche la storia e il film mi rapiscono: rido, apprezzo, scuoto la testa per le innovazioni, sono tentata di unirmi all'applauso della sala per il primo bacio di Ron ed Hermione, piango (sempre anche per la consapevolezza che comunque qualcosa di bello sta finendo), quando sul più bello, mentre Harry entra nella foresta proibita e io lacrimo oltremodo ridicola con gli occhiali da 3d sopra i miei, quando, appunto, scompare lo schermo, si spenge l'aria condizionata e si accendono le luci d'emergenza. Dal nulla un caldo soffocante, gente che si precipita fuori sala a comprare l'acqua, altri che chiedono. "Troppo caldo" è la risposta. Per un sovraccarico di energia, è saltata la luce - di nuovo - in tutto il cinema. I tecnici dell'Enel, avvertiti, non intendono scomodarsi prima di domani, pare. Attendo nell'afa sempre più opprimente. Offrono di firmare i biglietti da utilizzare per una nuova proiezione nei prossimi giorni. E io risorgo. Niente più congedo definitivo stasera. Per me l'ultimo Harry Potter ancora non è finito. E' sempre lì ai margini della foresta proibita. Almeno fino a domani sera.
A meno che l'afa non lo inchiodi ancora lì, di nuovo. Laddove Voldemort ha fallito, l'afa ha trionfato.
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