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Uccisa l'afa, uccisa l'estate, torna la luce bianca, trasparente, quella che non offende gli occhi, che fa spalancare di nuovo le finestre, che non obbliga a percorsi di guerra per fugare il sole infuocato.
Anche quando apprezzo il caldo, mi manca la luce naturale in casa e mi è sempre mancata la finestra di fronte al lavello, che poi per me è l'acquaio. La finestra dietro all'acquaio c'è sempre stata in ogni telefilm che ho amato, da "Eight is Enough" a "Friends" e qui in Italia non ne ho mai vista una. Probabilmente perché ai fumi della cucina qui non è astuto sommare il caldo della luce naturale. Eppure, mentre prosaicamente si preparano i piatti per la lavastoviglie, si dovrebbe poter guardare il cielo o scoprirsi osservati dal sorriso di chi ti vuol bene nel cortiletto a tasca, proprio lì di fronte.
Mi piacciono le finestre grandi, con la struttura bianca che moltiplica la luce; non amo le persiane rigide o le tapparelle pesanti, che fai fatica a chiudere e che la notte non lasciano trapelare la luce.
Mi mancano i lucernai, dove si sente piovere e ascoltare la pioggia è quasi sempre un piacere. Mi piace spengere la luce la notte e trovare la luce del lampione che filtra potente da fuori. Se proprio devo svegliarmi presto, adoro osservare la luce che cresce, o alzarmi senza comunque dover accendere la luce o tirare su le tapparelle.
Dovendo, per forza, privarmi di tutto questo, tornata la luce bianca, mi concentro sulle tende nuove della camera, naturalmente viola. Ma la mancanza totale rimane.