Perché poi ti viene sempre il dubbio di esagerare, di avere la sindrome da emulazione leopardiana del natio borgo selvaggio, di ricordarti male, quindi concedi ulteriori possibilità (essenzialmente per prendere il biglietto per "Colazione da Tiffany" già prenotato per telefono). Parcheggi a fatica, cammini prima nel buio, poi nella luce triste dei lampioni gialli; i fanali delle auto confortano, le serrande abbassate di tutti i negozi, bar compresi, rafforzano il convinto scuotimento di testa. Qualcuno c'è: è al telefono, altri guadaganano casa con il cartone della pizza, alcuni ragazzi sono seduti sul primo scalino del cinema.
Ti viene il dubbio di aver esagerato in passato e in effetti la memoria ti ha ingannato: la realtà, a soli duecento metri dal gioiellino della piazza, è ben più desolante dei ricordi già non esaltanti.
Speriamo nel Natale. Non rimane altro.
Via, via, rientrare alla svelta e tirare su il ponte levatoio. Nella testa la battuta di Joey Tribbiani: "Inside good, outside bad". E dire che Joey aveva New York outside.
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