martedì 10 aprile 2012
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Da studentessa iniziavo a fare i compiti subito il primo pomeriggio delle vacanze, davanti alla televisione s'intende, e continuavo fino all'ora di cena. Il secondo giorno, ancora armata di buoni propositi, dopo almeno dieci ore di sonno, riprendevo; con la televisione s'intende. La parte della tv m'è venuta bene anche stavolta, devo dire. Con l'aggravante che non riesco contemporaneamente a lavorare e a guardare film o telefilm in inglese.
Tutto si è fatto più complicato e più piacevole, a volte anche più malinconicamente piacevole forse perché perché sono più selettiva verso gli altri e più indulgente verso me stessa: faccio ciò che voglio, vedo chi voglio, che già espio abbastanza con la geografia.
Tante sono le persone e le cose da pigiare in cinque giorni, che possono sembrare e sono anche tanti; quindi, nessuna lamentela e nessun rimpianto se non topografico perché davvero qui si sta stretti e i colori sono opachi, per me, mentre i giorni, i miei giorni si assottigliano.
Strano, o forse umano, come anche nelle situazioni peggiori si impari ad esigere il meglio, ad apprezzare persino le brocche di cristallo e ne spunti fuori una bella giornata, dove ogni sorriso, ogni battuta è cementificata nella memoria.
I biscotti per la colazione nel rosso col fiocco verde, l'onore del bacino sui capelli, il freddo e il piumino ritrovati, il sole di Firenze dopo la pioggia, la prima volta alle Giubbe Rosse fanno il resto.
E domani si ricomincia senza rimpianti.
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2 commenti:
Con qualche rimpianto sì, però. Tipo il poco tempo.
Quello sempre, ma ho tratto il meglio da questi cinque giorni. Dovendo star qui e nella situazione attuale, I do my best and I choose the best to see and to share.
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