lunedì 13 agosto 2012

Farewell

In lontananza sento gli ultimi fuochi e il rumore di uno dei tanti elicotteri. E' finita, finita davvero. Ci sono le paralimpiadi, ma la fiamma di Olimpia è spenta e il mondo, non solo io, è un pochino più triste. La bandiera olimpica è nelle mani del sindaco di Rio, che starà festeggiando felice. Adoravo vederla sventolare ovunque, qui dove le bandiere sventolano davvero invece di rimanere desolatamente afflosciate. Da domani niente più megafoni o mani giganti ad ogni uscita della metro, ad ogni angolo; niente più volti sorridenti che ti indicano la strada anche se non hai bisogno e non lo hai chiesto, che ti intrattengono se si presenta la possibilità di una fila anche di soli cinque minuti, che si scusano se ti rallentano per venti secondi appena. Londra tornerà ad essere solo la città eccezionale che di solito è; non la città olimpica, non una delle Città invisibili di Calvino, la città rosa fuxia dove grandi e piccini hanno quasi tutti lo stesso logo, militari compresi, hanno un pass al collo o bandiere tutte diverse sulle spalle e in mano, alcune enormi, altre piccolissime; altri hanno braccia e volti pitturati; ovunque una miriade di transenne e di persone che applaudono, a chiunque. Probabilmente già da domattina tutto tornerà all'eccezionale normalità, ma io studierò ogni segno, ogni scarpa e ogni orologio rosso dei volontari, ogni cartello che indica che le Games Lanes dovranno essere rispettate fino al 14 agosto e me li terrò stretti più che potrò.

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