Non ricordavo, non credevo di avere tutta questa energia, soprattutto con la tormenta di vento che sembra avvolgere il condominio e la città, da sempre il freddo mi annulla. Invece, licenziata ammazzata la grammatica, dismesso l'umore grammaticale, non mi sono fermata un attimo (a parte le otto buone benedette ore di sonno giornaliere), perché era ed è bello correre, perché correre, sentire il freddo significa sentirsi vivi, sentire di riprendere a vivere: prima la corsa per i regali, poi il Natale più classico con pranzi, cene, (ottimi) film in cassetta e vecchi video, doverosa prima disinfezione della casa (una delle principali vittime del morbo grammaticale) e poi, a incastro, tutti: chi per telefono, chi per davvero finalmente in carne e ossa, che mi arriva con terza serie di Dawson e un Dawson, anzi un Pacey da condividere è sempre un regalo nel regalo. E poi ancora lo scambio regali dei piccoli e delle (grandi) amiche con il mio presepe sempre apprezzato e la mia piccola a quattro zampe, che sfodera per l'occasione "il suo sguardo malefico" e persino una super soffiata in piena regola. Solo la Nina e la sua mamma mancano e dispiace, dispiace proprio, perché l'incastro non permette altra opportunità a breve. Sarà per questa ritrovata energia che stavolta stranamente - almeno per me - aspetto il nuovo anno con l'entusiasmo del venditore di almanacchi leopardiano. Voglio un anno povero di grammatica, ricco di persone, di persone che valgono, ricco di tempo da poter dedicare alle persone che valgono, ricco di viaggi, di valigie e valigine dove riporre le mie nuove ciabattine da viaggio a righe rosse e bianche con i calzini grigi e rossi e i cuoricini antiscivolo. Ricco di sorrisi, ricco di vita.
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1 commento:
Dispiace, davvero, non aver potuto esserci. La salute più o meno è la stessa, qui. Ma insomma, l'importante è non aver pensato alla grammatica negli ultimi cinque giorni. E non farlo per i prossimi. Un nuovo anno pieno di vita, sì.
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