Gerardo Greco, che mi fa sempre piacere ascoltare perché, quando compare, significa nuove da New York, mi racconta che anni fa Rudy Giuliani aveva bandito le api dalla grande mela. Un sentimento che d'istinto tendo a condividere da quando uno sciame scelse di abitare nella cassone della tapparella del mio bagno. Il vetro sembrava un alveare vero e proprio con un ronzio devastante, terrificante che mi causava conati di vomito immediati. Seguirono chiamate ai vigili del fuoco, che giunsero con la macchina fotografica; le telefonate a tutti gli apicoltori della città, che si rifiutarono di rimuoverle, visto l'arduo compito e il rischio che qualche feroce piccola necessaria bestiola col puntiglione, irritata, si vendicasse sulla pelle di qualche condomino; infine, l'azione risolutiva della disinfestazione del Comune, dietro pagamento di 40 euro ed annesso esilio con micia al seguito, in attesa che la chimica utilizzata svanisse.
Insomma, per quanto sia cresciuta con l'ape Maia e il suo amico Billy, tendo a diffidare di qualunque cosa voli e sia fornito di pungiglione, soprattutto se specie protetta.
"Se le api scompaiono, in quattro anni scompare anche l'uomo" - aggiunge Gerardo, citando addittura Einsten. E allora, con buona pace di Einstein, le api sono state riamesse a New York negli ultimi anni. Come sempre, però, in quella città si trova la collocazione giusta per ogni cosa e, quindi, le necessarie bestiole tigrate vivono e prosperano sui tetti dei grattacieli.
Bene, in caso di mio soggiorno a New York, eviterò di frequentare i tetti troppo affollati di insetti tigrati.
martedì 25 maggio 2010
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