domenica 20 maggio 2012
Evoluzioni
Insonnia da terremoto.
Ad otto anni e mezzo ricordo un boato atroce, come un tir lanciato a tutta velocità sotto casa, solo che sotto casa mia non passavano tir e il boato era persistente e inquietante, poi gli sportelli della cucina bianca che sbattono come impazziti, il babbo che mi trascina giù per le scale, io che urlo piangendo: "Nonna, nonna!", perché lei si attarda in un'altra stanza e torna ridendo, la mamma che si precipita a prendere le chiavi. In strada tutti, io con la tuta e con le scarpe della comunione, una allacciata e l'altra no; infine la telefonata allo zio di campagna al telefono pubblico a gettoni del bar di fronte alla chiesa. A raccontarlo pare un film in bianco e nero, invece il mio ricordo è a colori con le macchie bianche inquietanti degli sportelli della cucina e delle scarpe. E qui si chiude il ricordo e inizia l'ossessione per i terremoti, quasi comica dall'esterno. Con gli anni ho imparato a sdrammatizzare tranne che nei sogni, dove spesso mi non riesco a catturare la gatta spaventata dalla scossa, oppure la catturo e mi scappa per le scale o in strada.
Nella realtà, una volta ero talmente stanca che, percepita la scossa (leggera) nel dormiveglia, ho distintamente pensato: "La prima scossa è quasi sempre la più pericolosa" e non mi sono mossa. Stavolta mi sono svegliata, ho capito distintamente che di terromoto si trattava e ho pensato: "[Imprecazione!], ora mi suona l'allarme!". Ho acceso la luce, spento l'allarme e inviato messaggi a chi è lontano e mi preme.
Una volta accertato che almeno lì tutti stanno bene, dove è stato l'epicentro, dove l'ipocentro, ecc. ecc., trovo un tempo che non avevo, un'alba con la pioggia e gli uccellini riuniti a concerto. Lasciarsi ossessionare non salva la vita, né la rende migliore.
Quando la mala suerte non si accanisce, le ossessioni si assottigliano, ma non fanno comunque dormire. E pare che più in là si sia stati molto meno fortunati, perché la Natura è matrigna davvero - come sosteneva Giacomo - e l'umanità a volte non è da meno.
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