lunedì 28 maggio 2012

28 maggio

Oggi sarebbe stato perfetto un picnic in Regent's Park, anche dietetico, su copertina a quadri. Questo avrei voluto regalarti e regalarmi.

mercoledì 23 maggio 2012

Mondi alieni

Io e la musica due mondi contrapposti, essa esiste al di fuori di me. Non la conosco, almeno chi ben mi conosce sa che non la conosco; non la ascolto o ascolto sempre la stessa per mesi, da gennaio attualmente. A volte, però, dal vivo m'incanta. M'incanta il piano con quei colori irruenti e decisi, con i contorni lisci e perfetti e quegli spartiti a volte compitamente costretti nei raccoglitori con le copertine colorate, a volte (e sono i miei preferiti) sgualciti, accartocciati perfino rattoppati con lo scotch. M'incantano le mani dei pianisti, le dita dei pianisti, affusolate, rapide e indipendenti, veloci al limite dell'umano, oltre l'umano. Ho scoperto che le mani dei pianisti possono anche tremare e suonare comunque bene, alla fine parte del divertimento è condividere, mettersi alla prova, vincere il limite. E la sofferenza, parecchia anche, è nel conto. Il pianista più di altri suona a memoria e ciò lo rende ancora più affascinante perché la musica è tutta nella sua testa, apparentemente senza possibilità di riflessione, di compromesso, tranne quando decide di farsi beffe dei mortali, di quelli che solo ascoltano e solo possono ascoltare. E alla fine, felici, dopo aver suonato per gli altri, due se ne tornano nell'aula di pianoforte e suonano di nuovo, per loro; per la gioia di suonare, di suonare insieme.

lunedì 21 maggio 2012

Silenzio

Stanotte si dorme. Eventualmente posso sognare le oscillazioni, Natura matrigna bastarda. Non si cede alla strategia della tensione, soprattutto a quella orchestrata dalla Natura. L'altra ancora non la comprendo.

domenica 20 maggio 2012

Evoluzioni

Insonnia da terremoto. Ad otto anni e mezzo ricordo un boato atroce, come un tir lanciato a tutta velocità sotto casa, solo che sotto casa mia non passavano tir e il boato era persistente e inquietante, poi gli sportelli della cucina bianca che sbattono come impazziti, il babbo che mi trascina giù per le scale, io che urlo piangendo: "Nonna, nonna!", perché lei si attarda in un'altra stanza e torna ridendo, la mamma che si precipita a prendere le chiavi. In strada tutti, io con la tuta e con le scarpe della comunione, una allacciata e l'altra no; infine la telefonata allo zio di campagna al telefono pubblico a gettoni del bar di fronte alla chiesa. A raccontarlo pare un film in bianco e nero, invece il mio ricordo è a colori con le macchie bianche inquietanti degli sportelli della cucina e delle scarpe. E qui si chiude il ricordo e inizia l'ossessione per i terremoti, quasi comica dall'esterno. Con gli anni ho imparato a sdrammatizzare tranne che nei sogni, dove spesso mi non riesco a catturare la gatta spaventata dalla scossa, oppure la catturo e mi scappa per le scale o in strada. Nella realtà, una volta ero talmente stanca che, percepita la scossa (leggera) nel dormiveglia, ho distintamente pensato: "La prima scossa è quasi sempre la più pericolosa" e non mi sono mossa. Stavolta mi sono svegliata, ho capito distintamente che di terromoto si trattava e ho pensato: "[Imprecazione!], ora mi suona l'allarme!". Ho acceso la luce, spento l'allarme e inviato messaggi a chi è lontano e mi preme. Una volta accertato che almeno lì tutti stanno bene, dove è stato l'epicentro, dove l'ipocentro, ecc. ecc., trovo un tempo che non avevo, un'alba con la pioggia e gli uccellini riuniti a concerto. Lasciarsi ossessionare non salva la vita, né la rende migliore. Quando la mala suerte non si accanisce, le ossessioni si assottigliano, ma non fanno comunque dormire. E pare che più in là si sia stati molto meno fortunati, perché la Natura è matrigna davvero - come sosteneva Giacomo - e l'umanità a volte non è da meno.