mercoledì 22 agosto 2012

Nemmeno gli ascensori

Pretendo la pioggia, magari senza danni collaterali, che qui è tutto d'un giallo bruciato orrendo mescolato alla polvere, all'aria afosa e appiccicaticcia. Par d'esser in mezzo alle tombe degli eretici a Dite, con la punizione supplementare della luce bianca e calda sparata addosso e sugli occhi. Continuamente. E gli ascensori non indicano nemmeno a che piano sono o dove si dirigono.

martedì 21 agosto 2012

Lisce o a costine purché colorate

Dalle stelle alle stalle nel più classico del roller-coaster; dalla perfezione e dalla serenità alla materialità della carne e della biologia, mitigate dagli abbracci, dalle carezze e dagli sguardi buoni. Pare un mese e non è nemmeno una settimana che sono atterrata con un paracadute poco gentile nella terra arida e secca della Toscana che mi rilegge ad ogni angolo, ad ogni ventata calda e afosa, ad ogni strada deserta e desolante (ben più che desolata), ad ogni muro scrosticciato la Liguria ruvida e asciutta degli Ossi di Montale. I cocci aguzzi di bottiglia in cima ai muri non ci sono, perché sono sufficienti quelli conficcati qua e là a caso nella carne. Per me, il particolare che salva, il topo bianco di Dora Markus, è l'arcobaleno di colori delle canottiere. Meno male che in primavera me ne hanno regalate un bel po'.

lunedì 13 agosto 2012

Farewell

In lontananza sento gli ultimi fuochi e il rumore di uno dei tanti elicotteri. E' finita, finita davvero. Ci sono le paralimpiadi, ma la fiamma di Olimpia è spenta e il mondo, non solo io, è un pochino più triste. La bandiera olimpica è nelle mani del sindaco di Rio, che starà festeggiando felice. Adoravo vederla sventolare ovunque, qui dove le bandiere sventolano davvero invece di rimanere desolatamente afflosciate. Da domani niente più megafoni o mani giganti ad ogni uscita della metro, ad ogni angolo; niente più volti sorridenti che ti indicano la strada anche se non hai bisogno e non lo hai chiesto, che ti intrattengono se si presenta la possibilità di una fila anche di soli cinque minuti, che si scusano se ti rallentano per venti secondi appena. Londra tornerà ad essere solo la città eccezionale che di solito è; non la città olimpica, non una delle Città invisibili di Calvino, la città rosa fuxia dove grandi e piccini hanno quasi tutti lo stesso logo, militari compresi, hanno un pass al collo o bandiere tutte diverse sulle spalle e in mano, alcune enormi, altre piccolissime; altri hanno braccia e volti pitturati; ovunque una miriade di transenne e di persone che applaudono, a chiunque. Probabilmente già da domattina tutto tornerà all'eccezionale normalità, ma io studierò ogni segno, ogni scarpa e ogni orologio rosso dei volontari, ogni cartello che indica che le Games Lanes dovranno essere rispettate fino al 14 agosto e me li terrò stretti più che potrò.

mercoledì 8 agosto 2012

Stasera

Ho camminato fino alla metropolitana sotto una gentile pioggia tardo estivo-autunnale, ho sentito la perfezione del momento, ne ho assaporato la bellezza più che potevo, che mi rimanga marchiata a fuoco nella mente.

martedì 7 agosto 2012

Tutto

Nella città dove tutto può accadere e accade, tra chi ha deciso di buttarsi o è capitato che sia finito sui binari della metropolitana, tra le foto dei medagliati, tra chi segue le olimpiadi e chi no, qualcuno in meno si cura dei teatri e finalmente ho conquistato senza fila un buon biglietto per Mamma mia!, che poi è risultato ottimo ma non eccezionale, nettamente inferiore a Crazy for you e a Billy Elliot. Comunque, nella città dove tutto può accadere ritrovo sul palcoscenico nella parte di Harry un volto chiaramente noto, che poi risulta essere Neil Roberts, l'affascinante demone che dopo appena sei puntate viene annientato da Prue Halliwell nella prima serie di "Charmed". Neil era una delle ragioni per cui ho guardato "Charmed" ed ora eccotelo lì sul palco di fronte a me a cantare. Sempre soprassedendo su un Kenneth Branagh che appare dal nulla a meno di cento metri a declamare "The tempest", sulla collina dell'Olympic Stadium, sempre soprassedendo perché questa è una parte che devo ancora elaborare. Insomma, ditemi se questa non è la città più incredibile del mondo. Giusto giusto se la può giocare con New York. Forse.

sabato 28 luglio 2012

Enjoy

E ora che la fiamma è stata accesa nello stadio: strabilianti giochi di Olimpia a tutti! Le olimpiadi sono un Natale all'ennesima potenza, che aspetto per quattro anni. E stavolta l'hanno voluto, cercato, costruito, plasmato nel mio angolo di mondo preferito. Congiunture che accadono una volta nella vita e per questo non riesco a dormire pochissimo per adesso. Dormirò a Pistoia, mi viene bene. Comunque, al di là della mia esaltazione malata, le olimpiadi fanno bene a tutti, ricordano i buoni propositi che, per quanto finti, per un po' funzionano, tirano fuori la parte migliore delle persone, estrapolano il massimo, rendono felici: me di sicuro. Peraltro in questi giorni di volti sorridenti, compiaciuti, positivi, abbraccianti ne ho visti ovunque: organizzatori, contractors, volontari, soldati e atleti. Gli organizzatori quasi non riescono a realizzare di aver concretizzato davvero e nel miglior modo possibile, almeno per ora; i contractors perché è un'ottima opportunità di lavoro: tanti sono giovani grati e orgogliosi dell'opportunità; i volontari perché vivono il sogno, nella remota paura di svegliarsi; i soldati perché sono dei ragazzoni dal sorriso dolce che mai avrebbero pensato di sfilare nello stadio olimpico al posto degli atleti nella prova generale della cerimonia di apertura e scattano foto a non finire; gli atleti perché sono dei ragazzi, alla fine, e si godono l'opportunità della vita sorridendo e urlando durante la sfilata; gli atleti non più ragazzi tornano bimbi sulla giostra quando entrano sulla pista dello stadio. Da domani si farà sul serio e ci saranno le code, i ritardi, le complicazioni, le responsabilità. Stasera è la sera della festa: è il sabato del villaggio, anzi già l'inizio della domenica perché la cerimonia è già finita e la sorpresa non c'è più. Ma c'è un nuovo inizio, una nuova esperienza, molto da provare e da imparare, molto da osservare e, quindi, magari le olimpiadi riescono nel miracolo del doppio sabato consecutivo. E poi la parola d'ordine, che mi è stata più volte ribadita martedì è: "Enjoy!". Enjoy the London 2012 Olympic Games!

martedì 24 luglio 2012

E poi

E poi, dal nulla, arriva una coccinella (invece delle zanzare). E' un luogo magico, c'è poco da fare.

sabato 21 luglio 2012

Tecnorespingente

Da quando sono tecnorespingente? Mi par d'essere in mezzo ad un complotto: internet non funziona, dove funziona non si può stampare, dove si può stampare inizia a non funzionare; i podcast non si aprono; il bancomat è fuori servizio. Non solo: la vecchia posta a mano non passa se non ogni 4-5 giorni e dei biglietti, nonché una scatola, sono dispersi. Niente di fondamentale, per carità; forse è solo la lenta trasformazione in un Paese del terzo mondo, ma ho sempre adorato la tecnologia? Perché non sente più il mio affetto? Perché mi respinge?

Eccezionalità

Ieri l'altro hanno ricominciato a trasmettere "Ally McBeal", forse terza serie, non mi è chiaro. Battute fantastiche, soprattutto quelle politically non correct di Richard o il Barry White di Biscottino. Invece da due settimane rendono "Accidentally on Purpose" e io trovo infinitamente affascinante Grant Show, quasi cinquantenne, persino più attraente di quando lo adoravo in "Melrose place", una ventina di anni fa. Guardavo "Melrose" solo per lui e l'altro biondino, che adesso pare suo nonno. Ale studia a puntino "Dawson" con la stessa nostra devozione, a volte mi spaventano le simmetrie, ma ha un carattere e delle risorse ben diverse dalle mie. Insomma, tante sono le sciocchezze che di minuto in minuto vorrei dire all'unica che le apprezzerebbe invece di perdonarmi le mie stranezze, tanti dettagli che mi piace scriverle sulle prenotazioni che mai avrebbe fatto, come la passeggiata presso il villaggio olimpico o il museo degli studios di Harry Potter. Lei legge, sorride e ride. E risponde a notte fonda perché capisce che in quel momento mi è necessaria. Lei che di me tutto e sa e mi vuole comunque un gran bene, proprio perché sono io e sono in quel modo un po' strambo. Lei che è eccezionale.

giovedì 19 luglio 2012

Score

L'Estate è la stagione del tennis outdoor e questo è già un punto a suo favore; a favore della stagione, intendo, perché il tennis è palesemente lo sport più affascinante. Senza discussioni.

domenica 15 luglio 2012

Scalpitii

Vista così, in una sera d'estate, è anche carina. Basta poi ripartire, s'intende.

domenica 8 luglio 2012

Happy Ending

"Le vostre storie sono sempre a lieto fine?" - chiede Wisley a Jane in Becoming Jane. "I miei personaggi dopo una serie di peripezie hanno ciò che desiderano." - chiarisce lei. "Solo che il bene non trionfa sempre. Ed è universalmente riconosciuto." - conclude lui. Ma almeno nella finzione artistica deve accadere e Jane Austen l'aveva ovviamente intuito.

Bomboloni mania

Aroma irresistibile, piccoli, caldi, col buco, con lo zucchero, senza cioccolata, senza crema, senza nient'altro.

venerdì 6 luglio 2012

The Shard

Nel limbo, contenta serena impaziente e in vacanza, scopro in televisione l'inaugurazione di The Shard of Glass, la scheggia di vetro più alta d'Europa che troneggia su Southbank, uno degli angoli più affascinanti del globo, uno degli angoli che più mi sono cari. Questo grattacielo, per me, a punta e che a a punta non è e che, solo domenica, pensavo quasi completato mancante appunto solo della punta, in verità è una scheggia che si staglia e si scaglia contro il cielo e lo fa parecchio bene, come tutte le creazioni di Renzo Piano. Proud to be Italian, in questo caso. Peccato che la maggior parte delle sue creazioni si trovino all'estero. In questo angolo di mondo il cerchio del Globe col suo tetto di paglia sta benissimo accanto alla ex centrale elettrica della Tate Modern, che guarda il contemporaneo Millenium Bridge che conduce alla secentesca S. Paul. Comunque, al di là dei gusti, The Shard me lo sento un po' mio: l'ho notato la scorsa estate protendersi timido sopra in Borough Market (vituperato e offeso, lui sì davvero dal secondo enorme viadotto costruito con vista sulle finestre dell'ex casa di Bridget Jones); l'ho fotografato a dicembre, a febbraio, a marzo. Domenica scorsa m'è parso proprio bello, soprattutto quando mi sono ritrovata per caso a passarci sotto. Pare sia molto verde, molto eco-friendly e francamente ciò mi è indifferente. Mi aspetto che sia particolare e intrigante (dopo il giardino pensile con i fenicotteri rosa, mi aspetto di tutto), unico come quell'angolo di mondo che adoro.

giovedì 28 giugno 2012

Nora

"Tu non vuoi essere innamorata. Tu vuoi essere innamorata in un film" - ribatte Becky ad Annie. E siccome è vero, e siccome Annie è la protagonista di "Sleepness in Seattle", Nora Ephron la fa correre verso un Empire State Building illuminato con un cuore rosso la notte di S. Valentino, perché è un film e nei film esiste il destino ed esiste, deve esistere, il lieto fine. Sapere che Nora non c'è più da ieri mi rattrista davvero tanto perché è una delle mie sceneggiatrici preferite. Scriveva commedie romantiche dalla trama scontata, se si vuole, ma dalle battute fantastiche, sceglieva protagonisti persino bolsi come Tom Hanks e li rendeva personaggi affascinanti e soprattutto sceglieva i colori di New York, che nobilita un film già di per sé. Accostava New York, Meg Ryan, Tom Hanks e Cary Grant, altre volte saltavano fuori Elizabeth Bennet e Mr Darcy e poi il burro, tanto tanto tanto burro per "Julie e Julia". Pare che Nora stesse lavorando a "Lost in Austen", la storia di una giovane newyorkese appassionata di Jane Austen. Non posso non adorare una sceneggiatrice che coniuga New York e Jean Austen. Per non parlare delle colonne sonore: alla fine dei suoi film c'è quasi sempre un personaggio che corre verso la felicità magari col sottofondo di "It had to be you" del grande Frank. Nelle sue pellicole i protagonisti leggono spesso e soprattutto scrivono tanto: lettere, post, messaggi, mail. A volte un'ossessione. E Nora faceva sembrare normale la mia ossessione. La realtà è già troppo deludente, se guardo un film (e adoro guardare film, ho un bisogno fisiologico di guardare film), pretendo battute indimenticabili, ironia graffiante, il lieto fine, New York, la Austen e qualcuno che comprenda, come me, l'ossessione per la messaggistica. Il destino, l'uomo del destino - sosteneva Nora - deve esistere nei film e allora datemi Kathleen che cammina, praticamente corre anche lei verso il ponte nel parco nell'Upper West Side, sorridente, curiosa, preoccupata, innamorata. A rendere perfetto il momento e l'incontro, il miglior arrangiamento di "Somewhere over the rainbow".

giovedì 21 giugno 2012

Tavolini a colazione

Giorni perfetti questi per colazioni all'aperto, il modo migliore per iniziare la giornata. Le città più amate sono gremite di tavolini all'aperto per le colazioni, dalla primavera all'autunno: Londra, Berlino (benché accolga troppe vespe in estate), Bologna. Anche quando piove, basta una tenda, un ombrellone a protezione. Per quella mezz'ora il mondo non esiste oltre la visuale del tavolino, del cappuccino, del croissant vuoto e dell'eventuale libro/quotidiano (o di buona compagnia, s'intende). C'è anche chi esce di casa, vestito di tutto punto e si sistema col computer ad uno dei tavolini di fronte a "Paul" in Holland Park. Mi mancano tanto quei tavolini, per non parlare di quell'angolo di mondo.

mercoledì 20 giugno 2012

Schede

Distribuire le schede finali è terapeutico, regala autostima, ti ricorda perché fai quel che fai e ti rendi conto di aver concluso qualcosa di buono. Unico e irrinunciabile è lo sguardo dei ragazzi emozionati, timorosi e poi, aperta la scheda, fieri, felici con gli occhi che ridono e brillano. Esplode un sorriso vero, aperto, spontaneo, incontenibile. Il genitore, accanto, è più emozionato ancora, vorrebbe abbracciare il figlio lì subito e invece si contiene e ringrazia. Ringrazia di cuore e si prende tutti i complimenti: perché chi lo merita (figlio e/o genitore) deve uscire dal colloquio in lacrime per la commozione. Poi c'è il ragazzino che rimane zitto, controlla veloce e, preoccupato, guarda di sottecchi la mamma per scrutarne le reazioni. C'è l'altro che si prende zitto la brontolata, contento anche lui di avercela fatta comunque. A volta ci si rende conto solo in quel momento di aver lasciato un segno più profondo di ogni più rosea previsione, ci viene detto di aver creato nuovi appassionati lettori e soprattutto nuovi pottermaniaci che si fanno spedire le bacchette da "Hamley's" e hanno tappezzato la camera con poster di Draco Malfoy. Soddisfatta, parecchio soddisfatta accarezzi già due o tre idee per il prossimo primo giorno di scuola.

venerdì 8 giugno 2012

8 giugno 2012

Sguardi e abbracci marchiati a fuoco nella mente, giornate per cui vale la pena vivere, patire e piangere. L'affetto, quello vero, quello buono, quello che cresce giorno dopo giorno lì patente, evidente. Intorno niente. Solo il tempo che corre. Niente sarà come prima, qualcosa di bello, di fantastico è comunque finito, altro mi aspetta e li aspetta, altro comunque bello, comunque fantastico. Ma questi tre anni rimarranno perfetti e nostri, inchiodati nel muro dei ricordi migliori. Anche le partacce, anche gli screzi, anche le evacuazioni mal riuscite diventeranno immagini da coccolare. E Loro son diventati proprio delle belle persone.

lunedì 28 maggio 2012

28 maggio

Oggi sarebbe stato perfetto un picnic in Regent's Park, anche dietetico, su copertina a quadri. Questo avrei voluto regalarti e regalarmi.

mercoledì 23 maggio 2012

Mondi alieni

Io e la musica due mondi contrapposti, essa esiste al di fuori di me. Non la conosco, almeno chi ben mi conosce sa che non la conosco; non la ascolto o ascolto sempre la stessa per mesi, da gennaio attualmente. A volte, però, dal vivo m'incanta. M'incanta il piano con quei colori irruenti e decisi, con i contorni lisci e perfetti e quegli spartiti a volte compitamente costretti nei raccoglitori con le copertine colorate, a volte (e sono i miei preferiti) sgualciti, accartocciati perfino rattoppati con lo scotch. M'incantano le mani dei pianisti, le dita dei pianisti, affusolate, rapide e indipendenti, veloci al limite dell'umano, oltre l'umano. Ho scoperto che le mani dei pianisti possono anche tremare e suonare comunque bene, alla fine parte del divertimento è condividere, mettersi alla prova, vincere il limite. E la sofferenza, parecchia anche, è nel conto. Il pianista più di altri suona a memoria e ciò lo rende ancora più affascinante perché la musica è tutta nella sua testa, apparentemente senza possibilità di riflessione, di compromesso, tranne quando decide di farsi beffe dei mortali, di quelli che solo ascoltano e solo possono ascoltare. E alla fine, felici, dopo aver suonato per gli altri, due se ne tornano nell'aula di pianoforte e suonano di nuovo, per loro; per la gioia di suonare, di suonare insieme.

lunedì 21 maggio 2012

Silenzio

Stanotte si dorme. Eventualmente posso sognare le oscillazioni, Natura matrigna bastarda. Non si cede alla strategia della tensione, soprattutto a quella orchestrata dalla Natura. L'altra ancora non la comprendo.

domenica 20 maggio 2012

Evoluzioni

Insonnia da terremoto. Ad otto anni e mezzo ricordo un boato atroce, come un tir lanciato a tutta velocità sotto casa, solo che sotto casa mia non passavano tir e il boato era persistente e inquietante, poi gli sportelli della cucina bianca che sbattono come impazziti, il babbo che mi trascina giù per le scale, io che urlo piangendo: "Nonna, nonna!", perché lei si attarda in un'altra stanza e torna ridendo, la mamma che si precipita a prendere le chiavi. In strada tutti, io con la tuta e con le scarpe della comunione, una allacciata e l'altra no; infine la telefonata allo zio di campagna al telefono pubblico a gettoni del bar di fronte alla chiesa. A raccontarlo pare un film in bianco e nero, invece il mio ricordo è a colori con le macchie bianche inquietanti degli sportelli della cucina e delle scarpe. E qui si chiude il ricordo e inizia l'ossessione per i terremoti, quasi comica dall'esterno. Con gli anni ho imparato a sdrammatizzare tranne che nei sogni, dove spesso mi non riesco a catturare la gatta spaventata dalla scossa, oppure la catturo e mi scappa per le scale o in strada. Nella realtà, una volta ero talmente stanca che, percepita la scossa (leggera) nel dormiveglia, ho distintamente pensato: "La prima scossa è quasi sempre la più pericolosa" e non mi sono mossa. Stavolta mi sono svegliata, ho capito distintamente che di terromoto si trattava e ho pensato: "[Imprecazione!], ora mi suona l'allarme!". Ho acceso la luce, spento l'allarme e inviato messaggi a chi è lontano e mi preme. Una volta accertato che almeno lì tutti stanno bene, dove è stato l'epicentro, dove l'ipocentro, ecc. ecc., trovo un tempo che non avevo, un'alba con la pioggia e gli uccellini riuniti a concerto. Lasciarsi ossessionare non salva la vita, né la rende migliore. Quando la mala suerte non si accanisce, le ossessioni si assottigliano, ma non fanno comunque dormire. E pare che più in là si sia stati molto meno fortunati, perché la Natura è matrigna davvero - come sosteneva Giacomo - e l'umanità a volte non è da meno.

lunedì 23 aprile 2012

Time flies

"Time flies" appunto mi apostrofava la torretta in legno vicino alla nave dei pirati di Peter Pan nei Kensington Gardens. Peccato che debba sprecare la gran parte del mio tempo in attività noiose e poco utili. Correndo e arrancando oltretutto. E scalpitando parecchio, rassegnata ma ben poco renitente. In attesa.

martedì 10 aprile 2012

5

Da studentessa iniziavo a fare i compiti subito il primo pomeriggio delle vacanze, davanti alla televisione s'intende, e continuavo fino all'ora di cena. Il secondo giorno, ancora armata di buoni propositi, dopo almeno dieci ore di sonno, riprendevo; con la televisione s'intende. La parte della tv m'è venuta bene anche stavolta, devo dire. Con l'aggravante che non riesco contemporaneamente a lavorare e a guardare film o telefilm in inglese. Tutto si è fatto più complicato e più piacevole, a volte anche più malinconicamente piacevole forse perché perché sono più selettiva verso gli altri e più indulgente verso me stessa: faccio ciò che voglio, vedo chi voglio, che già espio abbastanza con la geografia. Tante sono le persone e le cose da pigiare in cinque giorni, che possono sembrare e sono anche tanti; quindi, nessuna lamentela e nessun rimpianto se non topografico perché davvero qui si sta stretti e i colori sono opachi, per me, mentre i giorni, i miei giorni si assottigliano. Strano, o forse umano, come anche nelle situazioni peggiori si impari ad esigere il meglio, ad apprezzare persino le brocche di cristallo e ne spunti fuori una bella giornata, dove ogni sorriso, ogni battuta è cementificata nella memoria. I biscotti per la colazione nel rosso col fiocco verde, l'onore del bacino sui capelli, il freddo e il piumino ritrovati, il sole di Firenze dopo la pioggia, la prima volta alle Giubbe Rosse fanno il resto. E domani si ricomincia senza rimpianti.

domenica 25 marzo 2012

Un'ora


E mi si sottrae anche un'ora di sonno, di vita oltretutto per regalarmi un'ora di sole in più? Oltre il danno la beffa.
Tanto s'è visto poco sole negli ultimi tempi. A chi piace il sole piace anche l'alba, in genere; e allora costui si alzi prima la mattina e si goda il sole più che può che io dormo volentieri e ho già visto troppo sole per quest'anno.

martedì 14 febbraio 2012

Non

Capisco il no alle olimpiadi di Roma: non è il momento.
Probabilmente, certamente non è il momento per permettersi investimenti milionari in progetti olimpici che, mal gestiti e spesso anche ben gestiti, lasciano debiti con parecchi zeri. Però mi dispiace parecchio lo stesso. E' una rinuncia e un'ammissione di resa alla realtà che vale più di un declassamento di un'agenzia di rating.
Ci saranno altre occasioni, per quanto ne dubiti, e sarà comunque troppo tardi.

giovedì 9 febbraio 2012

Complementi d'arredo


C'è poco da fare, in quella città hanno sempre gli oggetti e i complementi d'arredo migliori.
Per la tempesta di vento in arrivo (con un pensiero forte per i bolognesi) sarebbero state perfette le barriere preventive antisommossa, perfette. Avrebbero stroncato sul nascere il panico per lo spegnimento della caldaia.

Sottintesi

Dopo una settimana finalmente ho recuperato parabola e segnale. Peccato da domani rinevichi con tanto di blizzard.
Detestabile Natura matrigna.
Il turpiloquio è sotteso.

sabato 4 febbraio 2012

Pioggia!

Imploro una sana pioggia di quella incessante a corde senza vento con una temperatura invernale ma umana. Persino una repellente fitta silenziosa nevicata sarebbe preferibile alla bufera infernale che trapana l'orecchio e abbrutisce sotto strati infiniti.
Non se può più. Io non ne posso più.

giovedì 2 febbraio 2012

Si guarda

Finalmente The Artist: mi aspettavo qualcosa in più, viste le critiche. Non è un capolavoro, ma si guarda (una volta). Un po' a metà tra Singin' in the Rain, senza sfiorarne la grandezza (e senza le coreografie e il genio di Gene Kelly) e An affaire to remember senza Cary Grant. E' ben girato, ben fotografato, ben musicato, con un canino fantastico che avrebbe meritato la candidatura ai prestigiosi premi più degli attori. Ha un tip tap (il film, non il cane) un po' troppo d'impeto che non è paragonabile con quello dei grandi del passato, né con quello dei ballerini di Crazy for you. Rimane che basta che un film preveda scene di tip tap per non farmi pentire di aver affrontato il gelido freddo.

mercoledì 1 febbraio 2012

Avviso


Chiariamoci: per stasera e solo per stasera posso concedere un moderato "Let it snow": che nevichi, faccia fare le foto, dia l'idea dell'incanto, regali a pochi fortunati una giornata rannicchiati sul divano con copertina preferita annessa. Poi via veloce e ciao. Tanti saluti. Piacere d'averla vista. E poi non rivista.
Mi pare d'aver concesso già abbastanza perché una parte di me è di buon umore (l'unica soggetta a modulazioni positive in questo periodo). Se per caso la bufera mi spenge la luce o peggio la caldaia, o limita la parabola, mi si stia alla larga, che è meglio.

mercoledì 25 gennaio 2012

La mia squadra


Le nominations per gli Oscar 2012 prevedono Kenneth Branagh come miglior attore non protagonista per "My week with Marylin"; miglior film, regia e sceneggiatura per "Midnight in Paris" e tanto mi basta. Ancora "The Artist" mi manca, ma per stima e affetto incondizionati Kenneth e Woody rimangono la mia squadra.

domenica 22 gennaio 2012

Tre e tre


Tre spettacoli ho seguito ad inizio anno, tre spettacoli uno più eccezionale dell'altro.
"Crazy for you" era una seconda visione dopo l'incanto di una sera d'estate in una cornice da favola con tanto di volpe nei dintorni; anche con tanto di elicottero e sirene della polizia, ma questa è un'altra storia. Tip, tap; le canzoni di George e Ira Gershwin; un novello Gene Kelly col suo stesso sorriso, attori, cantanti e ballerini fantastici; tante ballerine che facevano battere le manine alla Giulia, le facevano ridere gli occhi per la felicità e rimanere a bocca aperta per la sorpresa. Quella gioia, quelle emozioni forti, quel pianto in taxi perché un cosa così bella era finita non li dimenticherò mai. E quindi sono tornata a vedere "Crazy for you" ad inizio anno nella cornice meno fiabesca di un teatro al chiuso, ma l'emozione è stata la stessa. Alla fine come uomini e donne qualunque, tutti uscivano dalla porta secondaria del teatro come se niente fosse, perché per loro creare lo straordinario è ordinario: se ne sono andati alla spicciolata, i musicisti con lo strumento sulla spalla. Fra gli attori, qualcuno ha aspettato il compagno di lavoro per finire la serata insieme, altri si sono salutati con "nighty, night", qualcuno si è fermato a parlare con me delle differenze tra l'allestimento all'aperto e quello al chiuso, dei tempi di preparazione.
Il giorno dopo, appena a qualche centinaio di metri di distanza, un attore e uno scrittore molto più conosciuto, Simon Callow, elargiva il suo regalo di Natale alla città: raccontava al suo pubblico, come un aedo o un bardo d'altri tempi, "A Christmas Carol". Da solo, con un cappotto, sette sedie, una tenda, pochi e perfetti effetti scenici e sonori, Callow ha reso l'incanto di Dickens, mutuandone i più diversi registri dal comico al drammatico, senza mai sbagliare, senza mai un'incertezza, uno sguardo inadeguato, senza mai nemmeno tentare di tamponarsi il volto madido. Un'ora e un quarto di pura magia. Perché l'ha fatto? Perché ha deciso di sottoporsi per un mese a sei spettacoli la settimana che sono di fatto un tour de force fisico molto pesante anche per un attore ben più giovane di lui? Non credo per denaro, perché non penso ne abbia bisogno; né per visibilità, per la stessa ragione; né certamente per noia. Lo ha fatto perché evidentemente ha scelto bene il suo mestiere e, al di là dello sforzo fisico, si nutre della stessa magia che regala allo spettatore.
La terza sera, per festeggiare una nuova patente, abbiamo assistito al musical "Matilda", ispirato al testo di Roald Dahl, tanto amato da piccola dalla mia giovane amica. Non posso dire che lo spettacolo mi abbia emozionato come gli altri due, ma non è stato meno grandioso. Pare incredibile che una bambina di dieci anni riesca a reggere uno show di due ore in cui è quasi sempre sul palcoscenico interpretando con grande spontaneità e bravura sia le battute che le canzoni, per non parlare dell'eccezionalità, della coordinazione incredibile dell'intera compagnia di adulti e bambini, dell'orchesta senza dimenticare i tecnici delle luci. Mentre scendevamo le scale del teatro, come sempre, c'era quel miscuglio fantastico di allegria, di appagamento e di malinconia per la fine di qualcosa di perfetto.
Tre spettacoli ho seguito al teatro "Manzoni" di Pistoia dall'inizio della stagione, nessuno che mi abbia entusiasmato: il primo era appena piacevole, il secondo era inguardabile e inascoltabile, nel terzo si guardavano solo Santamaria e Nigro.
Non sempre è così: l'anno scorso c'è stato un grande "Romeo e Giulietta" con giovani attori, un "Un marito ideale" molto buono; due anni fa un ottimo "La parola ai giurati". Comunque finora siamo a tre contro tre. D'altra parte l'eccezionalità è tale proprio perché si erge sul mare infinito dell'ordinario e ti fa venire la pelle d'oca, ti fa emozionare, ti fa sentire felice di essere viva in quel momento, di essere parte come spettatore di un evento incredibile che non puoi fermare e catturare, tenere e riguardare a piacimento come un libro o un film. E' teatro.