mercoledì 28 aprile 2010

Fagotti e fughe

Deborah mi chiede se veramente gradirei far cambio: ovvero trasferirmi a Londra. Il problema è che il cambio non si può fare o avrei già fatto fagotto da tempo. Chiariamoci, non parto solo perché: qui ho un lavoro a tempo indeterminato che mi piace e non sono questi i tempi adatti per sputarci sopra, qui ho una casa, i miei si occupano di mia nonna ma, con me in zona, possono permettersi anche di allontanarsi per qualche giorno, senza di me sarebbero ai ceppi.
Solo questi sono i motivi per cui trascino i miei giorni nel natio borgo selvaggio. Poi è chiaro che qui ho moltissimi affetti e che mi sarebbe più difficile coltivarli a distanza, ma tutto non si può avere, esistono gli aerei, esiste internet, esistono i telefoni e una delle persone a me più care vive a Bologna. Avrei bisogno di prendere un caffè da Terzi con lei almeno una volta a settimana, non mi è possibile. Rimane la persona che mi conosce più di ogni altra.

lunedì 26 aprile 2010

Oggi

Giornata anonima che mi ha fracassato nel fisico e nell'anima con punte di significato.

martedì 20 aprile 2010

Affidi

Mi affido alla realtà cinematografica. A sceglier bene, la sceneggiatura è ben più accattivante e meno deludente del contesto reale.
In questo Dawson ha sempre avuto dannatamente ragione.

5 minuti, forse un po' di più

"Hai cinque minuti per crogiolarti nelle voluttà della sofferenza,
goditela, abbracciala, abbandonala e procedi."
"You have 5 minutes to wallow in the delicious misery,
enjoy it, embrace it, discard it and proceed".
Elizabethtown

lunedì 19 aprile 2010

Ignorare

Necessità di variazione professionale.
Imperativo kantiano: ignorare, ignorare, ignorare.
Elaborazione razionale: grado di soddisfazione: 70 %, felice contorno, margini di miglioramento contenuti, margini di peggioramento incalcolabili,congiuntura internazionale infelice.

Imperativo kantiano: ignorare, ignorare, ignorare.
Imperativo o'haresco: domani è un altro giorno.

domenica 18 aprile 2010

Eyjafjallajokull ovvero il grande Giacomo ha sempre ragione

"A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
E' il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
La ginestra, o fiore del deserto

Stavolta, per adesso per lo meno,la Natura matrigna non ha mostrato il suo lato peggiore, ha solo lasciato e lascerà a terra milioni di persone. Da qui a brevissimo tempo nemmeno mi devo muovere, per quanto sia già preoccupata per il 2 maggio. Vivo l'avanzare della coltre matrigna e maligna come un impedimento illegittimo alla libertà personale degli esseri viventi, gli umani in particolare. Come sempre ha ragione il grande Giacomo, che ne sapeva una più del diavolo: la Natura è matrigna comunque e dovunque, come e dove capita. All'Islandese - e ben si vede anche adesso che Giacomo non avesse scelto un'etnia a caso - che chiede alla Natura perché si accanisca con tale impegno verso le sue stesse creature, essa rispode maleficamente serena:

"Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n'avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei."

Così è. Punto. E non mi si parli del fascino introverso e terribile della Natura. Viva la scienza e la tecnica che cercano, per quanto possono, di correggere le imperfezioni e limitare i danni della Natura.

lunedì 12 aprile 2010

venerdì 9 aprile 2010

Devo comunque

Stanca stravolta atterrata soddisfatta sconvolta shoccata pacificata stressata pressata inadeguata, devo comunque scrivere per metabolizzare accettare capire proseguire indulgere vivere.
E' così.

Adesso chissà a che ora riuscirò ad addormentarmi.
Ma non avevo altra scelta.

Forse funziona?

Torno a casa verso le nove e un quarto di sera, stanca stravolta ma sufficientemente in pace con me stessa per la lunga giornata, con una macchina fotografica in più, con una decorosa figura sul campo da tennis, con i compiti d'inglese svolti all'ottanta per cento, con un'ansia presente ma non ai livelli di guardia. Sorpresa per il numero dei telespettatori di tvl e scioccamente (forse), umanamente shoccata dal karma da stercolaio davvero comune a chiunque, almeno al 99,2 % della popolazione mondiale.
Sostiene con la consueta saggezza Woody Allen nel suo ultimo film: "basta che funzioni", ovvero non pretendiamo troppo dalla vita, a ciascuno tocca più o meno spesso una dolorosa discesa all'inferno e, quando riusciamo a carpire una buona approssimazione della felicità, è il caso di difenderla con le unghie e con i denti; anche una semplice ma non banale vita che funzioni può dirsi una grande temporanea vittoria. E forse persino la mia vita funziona abbastanza.
Ero e in parte rimango convinta di condurre una mezza vita, però mi rendo sempre più conto che l'esistenza di quasi tutti funziona poco e talvolta affatto e, quasi sempre, i pochi fortunati o fingono piuttosto bene, salvo qualche buco nel cielo di carta che si intravede nel teatrino, o riescono a non porsi domande.

martedì 6 aprile 2010

Buone feste

Ieri ha distribuito uova di Pasqua e calze della Befana, domani forse assisterà agli ultimi scambi natalizi. D'altra parte il clima lo consente.

domenica 4 aprile 2010

Cioccolata (calda)

Una Pasqua piuttosto natalizia, tra il freddo, la pioggia e i genitori per la prima volta a casa dopo, forse, quindici anni. E allora mi è sembrato giusto trasformare il pomeriggio pasquale in un tipico pomeriggio natalizio con cioccolata calda nera compatta nella tazza bianca, il plaid tirato sopra le ginocchia rannicchiate e film scelto con cura (visto che tradizionalmente è il mio unico compito durante i giorni di festa): The notebook: successione annunciato con annesso pianto persino del babbo.
Dopo aver preso più treni, aver ammirato esseri superiori volare sul ghiaccio, essersi soffermata qualche giorno nell'isolachenoncè è piacevole anche tornare a casa, stare in casa, lasciarsi completamente prendere, appena si può - visto che ben poco si può -, da Twilight (che pensavo parente stretto di Moccia e invece mi sono ricreduta), da I love radio rock (che non è il mio genere) e dai giovannissimi Colin Firth, Cary Elwes e Rupert Everet di Another country, scovato per caso (ovviamente a Bologna).
Ci vuol poco a placare la mia insofferenza tutto sommato, non pretendo di essere costantemente su un treno o costantemente in terra sacra, a me piace la mia casa dalle pareti colorate, un po' meno la mia città senza nemmeno un Feltrinelli/Ricordi, ma qui sono o tornano tante delle persone che amo e che inspiegabilmente mi vogliono bene, capiscono e non capiscono la mia insofferenza, mi ascoltano, ridono e scuotono la testa.
E' una buona Pasqua persino guidare sotto la pioggia battente con il riscaldamento al massimo, ascoltando All I do is dream of you di Michael Bublé. Insomma, Basta che funzioni e funziona meglio quando e dopo essere riusciti a fuggire un poco.