martedì 30 settembre 2008

Buonanotte

Buonanotte davvero.
Buonanotte a Torino, buonanotte alla grammatica, ai latinismi, a tuuuutti i secoli della storia della lingua italiana, ai dialetti e alle minoranze linguistiche, ai laboratori e persino ai ciabattini.
Siamo sopravvissute anche stavolta.
Ne ho certezza: le dita vivono ormai di vita propria e scrivono ciò che vogliono, il collo è dolorosamente attaccato alla testa.
Buonanotte.
Buonanotte davvero e finalmente.

sabato 20 settembre 2008

Pistoia

Perché ci sono nata, perché la maggior parte dei miei ricordi è legata a questa città, perché molti dei miei affetti ci vivono, sono affezionata a Pistoia, eppure puntualmente accade qualcosa che mi ricorda quanto essa sia un piccolo gioiello di storia e di architettura, un gioiello parecchio piccolo. Per carità, c'è l'acqua potabile, il cellulare prende quasi ovunque, ci sono medici e ospedali, una biblioteca apprezzabile di recente costruzione, però, se vuoi un cd, devi evidentemente ordinarlo ben più di tre settimane prima. Anche se non è un cd introvabile, anche se è regolarmente in catalogo, anche se lo hai ordinato dove conoscono la raccolta e ne apprezzano persino la scelta, è che siamo a Pistoia.

venerdì 19 settembre 2008

Barn dance


Da piccola "facevo incetta" di televisione e usavo proprio questa espressione che faceva tanto ridere mio cugino Lorenzo. In effetti moltissimi bambini guardano la televisione, in pochi credo sostengano di "farne incetta". Adoravo, così come adoro ancora oggi i musical, i classici musical hollywoodiani, quelli di e con Gene Kelly più degli altri. Allestendo la credenza mi è capitato tra le mani Seven brides for seven brothers di Stanley Donen, comprato lo scorso anno. Il film è scontato, gli sfondi artificiali fanno sorridere, la voce di Howard Keel è pesantemente baritonale, alcune canzoni sono intollerabili e più spazio avrebbe meritato Russ Tamblyn (Gedeon), ma era il 1954 ed è stato il primo lungometraggio registrato in Dolby Stereo e la Barn dance, il ballo dei giovani Pontipee scesi in città per far conquiste, rimane insuperabile. Mi ricordo che al Momi (Museum of moving images) di Londra replicavano questo numero all'infinito su un video, perché appunto è un capolavoro.

domenica 14 settembre 2008

Ovunque


Adoro inviare e ricevere messaggi, mail, lettere e cartoline; quando sento la vibrazione o il suono del cellulare, quando leggo: "1 nuovo", tranne che in casi eccezionali, mi agito - in senso positivo s'intende. Mi agito e mi precipito a leggere. E rispondo celermente, se posso, perché Qualcuno mi ha pensato, qualcuno vuole comunicare a me quella particolare cosa. Quando poi, con estrema lentezza dal mio punto di vista, compare il nome del mittente e scopro che il giorno prima di una grande meravigliosa avventura quella persona ha pensato a me, sorrido, mentre mi scende una lacrima. Poi apro il messaggio, lo scorro, lo leggo: è lungo ed è meraviglioso. Allora piango davvero, di felicità, di orgoglio. Piango perché avevo pensato di spedire io stessa un messaggio domani mattina, ma io non sono alla vigilia una nuova parte della vita. Quella piccola grande persona nel suo messaggio non dimentica di farsi portavoce dei sentimenti delle altre piccole grandi persone che con me hanno condiviso parte della loro vita, alle quali ho dato tanto e che mi hanno dato tanto.

Ovunque voi siate, piccole grandi persone, in bocca al lupo per la vostra nuova straordinaria avventura. Continuate a mettere l'anima in tutto ciò che fate e a sostenervi a vicenda; lo sapete fare, anzi vi viene naturale. Sono orgogliosa di tutti voi, siete e rimarrete nel mio cuore.

sabato 13 settembre 2008

Credenza e attese (o attese della credenza)


La gestione del tempo mi ha sempre affascinato, so praticamente sempre, eccetto quando dormo, che ore sono. Anche in classe so sempre quando sta per suonare la campanella e faccio in modo di concludere esattamente per la fine dell'ora. Non faccio fatica, mi viene naturale. Comprendo perfettamente la teoria di Will in About a boy sulla suddivisione mentale della giornata in "unità di tempo". Mi piace arrivare con netto anticipo in qualunque luogo per godermi una buona colazione nella pasticceria che ho eletto a mia preferita tra quelle a disposizione; ho sempre dietro, alla Rory Gilmore, un libro o alcune pagine da leggere, compiti da correggere e l'immancabile cellulare: le attese o meglio i momenti di transizione sono perfetti per spedire messaggi o rispondere a messaggi; sono angoli di tempo da dedicare a chi vuoi. Invece, le attese vere, quelle durante le quali non puoi fare altro che aspettare proprio non le reggo. E alcune attese non puoi evitarle. Dopo due anni ho finalmente comprato due comodini, un cassettone e una credenza. Ho genitori formidabili, dei veri professionisti nell'arte di montare mobili e sono anche molto disponibili, nonché veloci compatibilmente - è ovvio - con il tempo minimo necessario per mettere insieme tutti i pezzi. Al terzo pomeriggio di montaggio mobili in una settimana scarsa l'afa ha raggiunto livelli devastanti, non la temperatura ma proprio l'afa, la noia. Scontatamente ho potuto dedicarmi ad altro o quasi durante il montaggio, tanto non sarei stata di alcuna utilità, eppure già alla fine del montaggio del secondo mobile ne avevo abbastanza. Il risultato è stato grandioso, ma - come al solito - non ho alcuna capacità di attendere: nella mia testa le cose si dovrebbero montare o risolvere in un schiocco di dita o poco più, oppure le risolvo io spesso scegliendo consapevolmente il disastro. Eppure il disastro è sempre meglio dell'attesa. Durante colazioni, pranzi e cene ho guardato Sense and sensibility di Ang Lee compresi, ovviamente, le versioni con i commenti degli addetti ai lavori. Emma Thompson, che deve appartenere alla mia categoria degli incapaci nella gestione delle attese, più volte sottolinea come la vita delle donne tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento fosse intollerabilmente un'attesa continua: non potevano lavorare con poche eccezioni, non potevano prendere iniziative se non minime, non potevano proporsi, non potevano esprimere idee e sentimenti; dovevano attendere di ricevere visite, dovevano attendere che qualcuno decidesse di sposarle, dovevano attendere le decisioni dei genitori prima e dei mariti poi, dovevano attendere sempre e comunque, in silenzio o poco più, oltrettutto spesso ricamando. Per me che sbuffo per un mobile un incubo.

domenica 7 settembre 2008

Un buon motivo


Un buon motivo per tornare a Londra la prossima estate, giusto giusto per sorvolare sull'altro miliardo di motivi, è il seguente:
al Wyndham's theatre (accanto alla fermata della metro di Leicester Square) per l'intera prossima estate il mio regista preferito, Kenneth Branagh, dirigerà Jude Law nell'Amleto:

Wyndham's Theatre West End - London
29 MAY - 22 AUGUST 2009
HAMLET by William Shakespeare
Cast includes Jude Law
Director Kenneth Branagh

The King of Denmark is dead. Consumed with grief, Prince Hamlet determines to avenge his father’s apparent murder, with devastating consequences for his family and the kingdom.
Kenneth Branagh directs Jude Law as Hamlet in Shakespeare’s iconic revenge tragedy.

Sempre volendo sorvolare sul piccolo particolare che Kenneth sarà sul medesimo palcoscenico dal 12 settembre al 29 novembre 2008. Ed io ne ho rimediato solo una foto di fronte alla locandina.
12 SEPTEMBER - 29 NOVEMBER - IVANOV by Anton Chekhov, in a new version by Tom Stoppard - Cast includes Kenneth Branagh Director Michael Grandage

Insomma, quando Kenneth va in scena a Londra, io sono altrove. Nel 1993 andai al Barbican a vedere la Bisbetica domata della Royal Shakespeare Company e nel 1992 Kenneth aveva lasciato la compagnia per i troppi impegni cinematografici.
http://www.delfontmackintosh.co.uk/Tickets/DonmarWestEndSeason.php

Non si può mai sapere

Mai avrei creduto che Screenhunter mi sarebbe risultato utile un sabato sera con il ventilatore acceso e il prendisole giallo. Si va per tentativi nell'informatica come nella vita: sei un'ignorante in materia, hai bisogno che un testo con immagini diventi immagine essa stessa e non sai come fare. Le tenti tutte fino a Screenhunter, ricevuto per caso tre anni e mezzo fa e mai utilizzato; Screenhunter, che ti cattura tutto ciò che evidenzi, indiscriminatamente. Il resto è semplice: apri con paint e salvi un file .jpg.
Circa due settimane fa verso le dieci sembrava impossibile ricaricare il cellulare in una miniminicamera d'albergo con prese all'inglese e il tuo adattatore che non funziona. Ti ripeti che non c'è soluzione, il cellulare è destinato a morire (temporaneamente). Sei una pessiminista, ma anche una che non molla, quindi passi in ricognizione ogni connessione elettrica della stanza fino a trovare una fortuita presa compatibile in bagno (e decidi che la notizia è talmente buona da dover essere condivisa con la tua amica che dorme in una camera dall'altro lato della strada. Con questo fine, puoi anche scendere in strada con i pantaloni del pigiama gialli con i fiori, i pantaloni del pigiama "americano", che adori per più motivi).
Insomma alla fin fine, certo, il pessimismo, o meglio il realismo, rimane e deve rimanere, ma altrettanto logicamente non si può mai sapere ciò che ci aspetta. In mezzo a tanto da buttare qualcosa di buono può venir fuori.

mercoledì 3 settembre 2008

Per una sera



Anche la mia piccola sonnacchiosa città, per una sera, se condivisa con una persona piacevole, ha il suo perché; per una sera, in uno scorcio d'estate che ancora permette la maglietta leggera senza maniche, quando i tavolini sono ancora sotto la loggia discreta, mai notata prima.

20 gradi, 44 parallelo nord


E' il due settembre ormai tre; fuori un vento anche troppo fresco ha abbassato la temperatura a venti gradi, eppure non mi trovo più sotto questo cielo con la mia felpa blu e gialla di Umbria Jazz. La temperatura inganna. Occorre razionalizzare e riconquistare bioritmi più consoni agli umani.
Per il resto, esserci, voler bene. Altro non è possibile.