lunedì 30 agosto 2010

Discese

Dovunque vada negli ultimi tempi la temperatura precipita vorticosamente. Comincio a pensare di avere una dna da dissennatrice potteriana.

Game over


Cerco di concentrarmi sui lati, o meglio sugli angoli positivi: rivedo e risento i personaggi non precari, per due giorni sarà sempre agosto, è caldo, dormo nel mio letto, dormo, mi godo il silenzio, riguardo le foto, contemplo ancora il silenzio, guardo la posta, giro e leggo qua e là, guardo il bottino di dvd e le registrazioni del timer, getto sguardi compiaciuti su Wenlock, ascolto le fusa soddisfatte della belvina, almeno lei (apparentemente) felice.

domenica 22 agosto 2010

La lista


La battuta più comune in questi giorni è: "Ancora a Londra? Ma non ti stanchi mai? Non ti viene a noia? Non ti viene voglia di visitare qualche posto nuovo?"
Allora,stancarsi nemmeno a parlarne: vivo/sopravvivo a Pistoia tutto l'anno, figurarsi se posso stancarmi di Londra che è l'antiPistoia per eccellenza (anche se, per carità, nel mondo esistono luoghi ben più tristi e sfortunati). Come posso stancarmi di spettacoli teatrali di alta qualità, di parchi degni di tale nome, di sale da tè con gli scones e la marmellata di fragola, di concerti e concertini ovunque, della cortesia nei negozi, di un sistema di trasporti che funziona, di musei dove puoi entrare anche solo per leggere, di panchine pronte ad ospitarti ovunque, di bella gente intorno?
Non è una città economica. Ha questo unico difetto.
Avrei anche voglia di vedere qualcosa di nuovo e tutti gli anni, nel mio piccolo troppo piccolo lo faccio, senza rinunciare alla mia settimana londinese, necessaria ad affrontare e superare tutto un anno, un lungo anno. In definitiva sono riuscita a tornare da quattro anni e mezzo dopo dodici - dico - dodici anni di assenza. Sono comunque in arretrato di almeno dodici settimane.
Certo, se le finanze me lo consentissero, ho in mente una lista ben precisa di luoghi che vorrei visitare (e, in qualche caso, dove vorrei vivere): New York, la costa orientale degli Stati Uniti dal Maine a Washington D.C., S. Francisco, Seattle con qualche altra puntata interna scelta, il Canada, la Scandinavia compresa qualche isola, la Danimarca, la Scozia, l'Inghilterra (che non è Londra), la Germania con Berlino in cima, il Belgio, la Francia, l'Australia con una puntata in Nuova Zelanda, l'Irlanda, l'Islanda, l'Italia. Punto. Si ricomincia dalla prima della lista.

venerdì 20 agosto 2010

Intenti


Intendo affondare nelle voluttà della sofferenza fino a lunedì mattina, organizzare falò di bollettini, passarci più volte sopra con le ruote di un tir, lamentarmi a più non posso, dare sfogo alla mia rabbia. Poi più nulla per una settimana, intendo congelare qualsiasi cruccio.
Tanto saranno tutti lì a spintonarsi per essere in prima fila il 30 mattina.

domenica 15 agosto 2010

Scoperte (gastronomiche)

Nella casa con il fruscio dell'acqua, il verde inglese dell'erba e degli alberi, gli squarci di cielo nella stanza con i finestroni ad arco, ho mangiato (e apprezzato) il polpettone.
Ero convinta che fosse una pietanza di fantasia esistente solo nelle sceneggiature dei telefilm.

sabato 14 agosto 2010

Tre

Tre stelle cadenti sullo sfondo de Il concerto di Mihaileanu, una bellissima. Mettiamola, mettiamole nel conto dell'estate, insieme alla sciarpa, alla maglia a maniche lunghe, al giacchetto di pelle, ai pantaloni lunghi, alle scarpe chiuse e alla morsa di freddo umido.
Mi viene il dubbio di non aver mai lasciato il nord dell'Inghilterra.

giovedì 12 agosto 2010

Un altro


Un altro giorno d'estate, un giorno rubato all'autunno in cui guidare in pieno sole tra le strade semideserte, ascoltando Bublé. Uno sguardo al cielo dalla casa degli Hamptons di Pistoia, perfetto set per qualsiasi film, perfetta per una festa di matrimonio nel caldo di una notte di inizio luglio con l'erba fresca e le scarpe abbandonate sotto le sedie, perfetta per ritrovarsi, perfetta per condividere "Julie e Julia".
Lo storm, nel frattempo, si è perso.
E non ce ne rammarichiamo.

martedì 10 agosto 2010

Per quel che

Carpe diem ovvero riempi agosto di ciò che puoi, per quel che puoi, che poi a settembre, a ottobre, a gennaio ti rammaricherai di non aver(lo) vissuto appieno.

Caldo è ancora accettabilmente caldo, puoi dormire, leggere, fare incetta di almeno tre serie di telefilm; dietro l'angolo l'inverno e un enorme buco nero che fagociterà tempo, energie, il caldo buono. Chi può parta per luoghi scelti e agognati, chi non può progetti di partire appena potrà e pigi le giornate con pause debitamente selezionate, le decori con corti nascoste, minuscole e sconosciute con tazze colorate, corra in piscina perché giovedì tornerà a piovere.
Chi deve partire per forza per mete nient'affatto agognate, si scelga più accuratamente possibile i libri da mettere in valigia, carichi l'ipod, si armi di pazienza e mi scriva ogni qual volta sentirà l'impulso di urlare.

domenica 8 agosto 2010

I sollemny swear that I am up to no good

Molto di ciò che vedo o vivo mi ricorda qualcosa che ho letto o visto in qualche film, non dovrebbe essere il contrario?
- sostiene Dawson in chissà quale puntata di Dawson's Creek.
Essere d'accordo con Dawson non è mai un buon segno, eppure per me è così. Ho sempre vissuto le finzioni letterarie, teatrali cinematografiche come realtà parallele al limite del reale, con le quali è possibile interagire (da sani di mente, s'intende). D'altraparte l'arte, la scrittura, il teatro, la creatività intelligente è ciò che rende divino l'uomo e gli permette perfino di sconfiggere la morte.
Leggere un libro non è soltanto leggere, passare il tempo: è venir risucchiati da una realtà parallela costruita con le parole. Il libro è un oggetto da scegliere, comprare (non riesco a leggere libri prestati o della biblioteca), toccare, annusare (una volta a casa), su cui scrivere il nome e la data, finalmente leggere, sottolineare, annotare a lato e nelle ultime pagine, correre a sbirciarne la conclusione, bistrattare, pensare, confrontarsi, scriverne, guardare la trasposizione teatrale e cinematografica e confrontarne ogni più piccola differenza.
Leggere è una passione che richiede tempo. Ed esserne privati è sofferenza. Il grado di autocompiacimento, quando si riesce a ritagliarsi un angolo, più angoli della giornata per leggere, è infinito. C'è persino compiacimento nel piangere leggendo, talmente si è presi catturati e stregati dalla vicenda e dai personaggi, quando Harry guarda il corpo di Cedric in terra, con gli occhi spalancati e sa, si convince - noi no perché siamo meno ingenui di un personaggio - che presto giacerà a terra morto anche lui, non prima di essere stato umiliato e aver sofferto l'incredibile. Quando il cielo è a tratti un muro grigio scuro compatto, ti sorprendi a disegnarci mentalmente il marchio nero di Voldemort. Quando "hai l'impressione di avere semplicemente troppi pensieri e troppi ricordi stipati nella mente", ti chiedi perché non esista davvero un pensatoio - creazione grandiosa - in cui "travasare i pensieri in eccesso dalla propria mente, versarli nel bacile ed esaminarli a piacere." C'è davvero da credere che diventi "più facile riconoscere trame e collegamenti, quando assumono questa forma."
Il silenzio e il sole d'agosto sono perfetti per lasciarsi rapire dal filo delle parole stampate. La realtà, quando si insinuerà tra noi e il libro, l'affronteremo.
Mischief managed.

mercoledì 4 agosto 2010

Can you dance like an hippogriff?

Senza sottotitoli non avevo notato la meraviglia (di totale invenzione degli sceggiatori) del testo della disco dance del ballo del ceppo in Harry Potter and the goblet of fire:

Learning to rock and roll,
spin around like a crazy elf,
dancing by himself,
boogie down like a unicorn,
no stopping till the break of dawn,
put your hands up in the air
like an ogre who just don't care.
Can you dance like an hippogriff?


Per non parlare del lento finale:
No, don't let this magic die.
The answer's there.

martedì 3 agosto 2010

Pause




Luglio e agosto mi piacciono anche perché all'insegna di tante "pause" in cui ci si ritrova, si mangiano pizze, burrate ma soprattutto dolci e frappuccini, ci si racconta, si chiacchiera, si corre (letteralmente) verso lo Starbucks appena avvistato, ci si compiace di aver creato in una settimana nuovi frappuccino-addicted, si guardano foto e film, si ritrovano vecchi amici seriali come Ephram Brown, si commenta, si legge, ci si imbatte in compagni delle elementari, si ride, non si guarda l'orologio e si fotografa ogni dettaglio, per ricordare non tanto il terzino con panna montata quanto il momento, lo star bene in quel momento con quella persona (o anche da sola) in quel luogo.
Con naturale ma meticolosa ricerca si incastra ad arte pausa nella pausa, pausa dopo la pausa, per rivedere tutti, tutti quelli che meritano. La casualità poi vi insinua qualche volto inaspettato o nuovo. Nella pausa hai il tempo di guardarti intorno, di cogliere e di apprezzare gli angoli, i dettagli, gli scorci: dai divani che ti rimandano al Central Perk, alla tovaglia di Terzi, al vassoio in stile provenzale che ti compiaci di aver regalato, alla poltrona di Starbucks tra il marrone e il viola, al fulmine nel buio della notte di S. Alessio, a piazza del Duomo con vista battistero e campanile.
Ci si lascia voler bene; si vuole bene; si è orgogliosi di poter affiancare piccole grandi persone che stanno diventano gran belle persone; si annusano albe umide e fredde con un caffè bollente nel polistirolo tra le mani; si scrutano con invidia buona, a volerne cogliere l'arcano segreto, gli occhi di persone che hanno avuto il coraggio e la fortuna di regalarsi un po' di felicità.