domenica 31 gennaio 2010

Indulgenza

Doveva e dovrebbe rimanere a casa, con stizza annessa, a perdere il suo tempo dietro ad odiose appendici della settimana. Ha risposto al telefono, una vocina le ha ricordato un dettaglio che aveva cercato di comprimere e sopprimere nell'angolo più nascosto della mente. Ha lasciato che Pirandello prevalesse. Ieri e oggi.
Non ne è pentita.

lunedì 25 gennaio 2010

Ipse dixit

Disse il saggio Joey: "Inside good, outside bad". Outside un vento gelido, il buio, il nulla e il tutto tre piani sotto, inside, i 23° del riscaldamento centralizzato, il lettore dvd in funzione, la micia che dorme, la lampada dell'Ikea con la sua luce soffusa, il mio divano con il nuovo plaid a bande gialle, verdi e blu dove sprofondare e volersi un po' di bene. Il resto, per stasera, non esiste.

sabato 23 gennaio 2010

Una questione di centimetri (o di secondi)

Dalla scheda video del pc che fa i capricci al disappunto esistenziale il passo è breve, anzi brevissimo.

mercoledì 20 gennaio 2010

Why movies?

Nella prima puntata il piccolo Dawson è veramente piccolo e fuor di testa con la sua disarmante ingenuità e i sorrisi buoni dispensati al suo mondo in perfetto stile Frank Capra, ma gli si vuol bene lo stesso, perché sappiamo che crescerà. E poi alcune sue battute rimangono storiche e persino condivisibili:

- Why movies? What's the attraction there? - chiede Jen.
- I reject reality - risponde Dawson.

martedì 19 gennaio 2010

Carpe Diem, Ginzburg e Bollani

Dice - ed è il caso di crederci - sia piuttosto pallida in questi giorni: un po' sarà il sole fuggito da anni, un po' il gelo che punge e sbianca, un po' l'aria sbattuta da assenza di sonno. Come sempre, ne ho "impancate" anche troppe, tra l'inglese, il tennis, la scuola; non solo, quando la domenica mattina mi propongono L'inchiesta della Ginzburg al Fabbricone di Prato, salvaguardato l'incastro del pranzo a Candeglia con la torta mimosa e il disegno dalla Nina, accetto. E non me ne pento. Non me ne pento nemmeno mentre faccio fatica a tenere gli occhi aperti durante uno spettacolo di buona qualità con la piccola Azzurra che piange e mi ricorda tanto la Natalie Portman di Closer (che mi rimanda al Jude di Closer). Poi, lunedì sera, a chiosa di una mattina intensa, di un pomeriggio con nuovi stivali marroni e di due riunioni e fuga con la stecca di cioccolata fondente in borsa, c'è Bollani che suona a Firenze. La compagnia è ottima e dunque, meno sveglia ancora del pomeriggio precedente, vado, andiamo al Comunale di Firenze. La musica di Bollani "parla" - come sostiene Caterina, lui si muove in maniera anche troppo studiatamente teatrale, ma insomma, visto il genio, glielo possiamo perdonare. Ora, forse, è davvero il caso di dormire, anche solo per sognare e ripensare con gli occhi chiusi al testo della Ginzburg, alle mani di Bollani. D'altra parte - e questa riflessione probabilmente finirà per uccidermi dal sonno - cinque-sei anni fa non avrei potuto concepire di disporre la domenica mattina di un Fabbricone nel pomeriggio o di un Bollani a chiosa del lunedì. Dormirò appena posso. Alla fine, per quanto non vada bene, va bene così.

lunedì 18 gennaio 2010

Robertino bello e bravo

Robertino è stato persino insignito del premio come miglior attore protagonista per il suo Sherlock ai Golden Globe 2010. Dunque, avevo più di una ragione per tornare tre volte al cinema ad ammirarne l'arte.





mercoledì 13 gennaio 2010

Le piccole buone sane abitudini

Anche se si ha fretta, è buona norma aprire completamente la porta a scorrimento del garage prima di mettere in moto l'auto ed inserire la retromarcia. Soprattutto se vi attendono per cena.
Al contrario, se non avete fretta e volete donare a parenti e amici una risata ripatrice della più orrenda giornata, aprite la porta a scorrimento del garage a metà, mettete in moto l'auto, inserite la retromarcia e indietreggiate di appena mezzo metro. Sarà sufficiente. Poi avvertite telefonicamente parenti e amici, lasciate che gioiscano, infine ringraziate babbo, zio e cugino che a suon di martello e di una tavola di legno rendono alla porta del suddetto garage la forma che le compete.

domenica 10 gennaio 2010

Un'altra settimana

Mi concedo ancora una settimana di Natale, perché dovrei privarmene, in fondo? E poi l'ultimo dei regali, gli ultimi Harry Potter, non poteva, non potevano essere scartati senza le luci dell'albero. Prima o poi sarò pronta a dichiarare temporaneamente terminato il Natale, a riporre le decorazioni, ciò naturalmente solo per non rinunciare alla soddisfazione di toglierle di nuovo dagli scatoloni nel prossimo novembre.

Till Fellner

Passa da Pistoia un pianista classico di fama internazionale e non si può non andare. A Pistoia arriva poco o niente, come passa, fa scalo, si riposa qualcuno o qualche evento, si è in qualche modo obbligati ad andare, perché, certo, quel qualcosa o qualcuno ti interessano, perché quello c'è, perché non omaggiarlo sembrerebbe quasi un assecondare il quasi niente che di solito impera, perché ci tieni ad evitare una figura vergognosa alla tua città; come nel dicembre 2008, quando al concerto di Danilo Rea il teatro era quasi deserto.
Stavolta invece, certo avendo relegato Till Fellner nel convento di S. Domenico con un duecento posti appena (se ci sono), la figura è evitata. Till è perfetto, teutonicamente perfetto, nel suo Beethoven; persino bello, il che non guasta mai; forse, se fosse stato presentato da uno degli organizzatori, sarebbe risultato un po' meno teutonico e lontano. Sorride, è educatissimo, accenna inchini più e più volte, percorre la sala, esce dalla porta principale e poi rientra per prendersi tutti gli applausi che merita (visto che non esistono sipario o quinte). E' timido ed educato, nessuno gli offre un microfono per ringraziare anche soltanto in inglese, non ci sono microfoni in giro, se non quello per il pianoforte, quindi, dopo i ripetuti applausi e il bis, tra sorrisi e inchini, silenziosamente se ne va.
Speriamo che torni, ecco. Io non tornerei, dal momento che, come alternative nella mia agenda, ho Vienna, Londra, Toronto, Tokio, il Mostly Mozart Festival di New York (proprio quello delle felpe di Bruno Martelli in Fame).

venerdì 8 gennaio 2010

8 gennaio, note

Rientrare a casa dopo una giornata piena pigiata compressa, per quanto trascorsa a più riprese sotto l'affascinante (senza ironia) monsone, accendere l'albero e il presepe con grande consapevole soddisfazione, buttarsi sul divano pregustando la meritata dose di Gilmore girls, realizzare che la sorte è pronta a regalarti anche una puntata di Brothers and sisters, rammentarsi che, dalla mattina, nella borsa verde, sepolto sotto fogli, foglietti, libri, compiti c'è un pacchettino con il penultimo regalo di Natale, aprirlo, sorridere al pinguino con la sciarpa, leggere il biglietto, sorridere di nuovo. Gongolare perché Natale non è ancora finito. Annoverare la presente come una buona giornata.

martedì 5 gennaio 2010

Watson and Sherlock/3

Poiché non avevo ancora compreso bene tutte le battute e poiché non si lascia un'amica da sola nel momento del bisogno, sono tornata nuovamente al cinema per riguardare (bene) Sherlock Holmes. Devo riconoscere che il ripasso ci voleva. Sale però di visione in visione il livello di insofferenza per la versione doppiata: Jude è la sua voce semirauca.

domenica 3 gennaio 2010

Carole King, Where you lead


In questa giornata parecchio impegnata (ma un po' di sana levità ci vuole), ormai completamente catturata dalla VII serie di Gilmore girls, ho scoperto che la sigla è tratta da una canzone scritta e cantata da Carole King per la figlia nel 1971, interpretata poi anche dalla Streisand, infine incisa per serie tv dalla King con la figlia Louise. Per un'analfabeta musicale come me, son scoperte.

Poemi cavallereschi contemporanei

Nella mia (non solo la mia e ciò mi consola) mente malata, certi personaggi sono quasi reali. Sono cresciuta con La famiglia Bradford e lascio che una parte di me sia convinta che in una via di Sacramento l'ormai vecchio papà Tom sia sempre lì con Abby. Certi personaggi, per quanto virtuali, diventano e rimangono parte della tua vita, non puoi fare a meno di voler loro bene anche se sono degli idioti patentati ed impiegano anni a capire l'ovvio: tipo Joey che impiega sei serie prima di scegliere Pacey.
Una settimana fa a Bologna mi sono imbattuta, a buon prezzo, nella VII serie di Gilmore Girls, l'unica che mi mancava. Guardo oggi il primo episodio, conosco la storia a grandi tratti, per quanto la vita vera due anni fa mi avesse distratto. Lorelai ha lasciato Luke per validi ma non drammatici motivi, si consola con Chris (che non rappresenta l'emblema della feccia umana) ma non le interessa più di tanto; Lorelai sta male come un cane, Luke la cerca, si scusa, lei risponde laconica: "I's over". Infine, Luke si presenta da lei una mattina con il noto camioncino colmo di bagagli, si scusa nuovamente, le dice: "Non voglio più aspettare. Sono qui. Ho appena fatto il pieno, ho prenotato un paio di Bed and Breakfast nel Maryland. Se non ti va bene il Maryland, non dobbiamo andarci per forza. Ho la roba da campeggio, se magari preferisci il Vermont o il Maine, oppure possiamo andarcene ad Atlantic City o a Las Vegas. Ho chiesto informazioni, possiamo anche prendere una barca a noleggio, sempre se ti va, e risalire la costa. Non lascerò che finisca. Partiamo adesso, andiamo e sposiamoci." E lei ferma, pur patendo, replica: "I slept with Christofer". Il buon vecchio Luke tace e se va. Comprensibilmente.
Ora, so bene che di personaggi tratti dalla penna o dai tasti di sceggiatori trattasi, mi rendo anche conto che dopo sei serie possa venir meno l'inventiva, ma come possono aver pensato gli sceneggiatori, come può aver concepito Lorelai di non partire subito all'istante con l'amore della sua vita, nonché di informarlo di una distrazione che, per sua stessa ammissione, non le interessa? Gli amici, anche quelli frutto della fantasia altrui, vanno compresi e aiutati quando sbagliano. Talvolta non è facile. Ecco. Anche quando sai che gli sceneggiatori provvederanno a risolavere la temporanea infermità mentale di Lorelai.

sabato 2 gennaio 2010

Watson e Sherlock/2


Chiedeva il mio babbo la scorsa settimana: "Non capisco, ma codesto film a Pistoia non c'è?"
In effetti, a Pistoia Sherlock Holmes c'era e c'è. Quindi, dopo averne degnamente celebrato la prima visione a Bologna in via Indipendenza (se non sbaglio) e aver festeggiato l'evento con cena a seguire dal Rosso con Gaia, stasera a a Pistoia son tornata a vederlo con Irene. Mai trovata in precedenza al Lux una sala più piena, ci siamo accaparrate gli ultimi due biglietti, finendo spalmate con testa reclinata all'indietro in seconda fila.

Anche alla seconda visione, anche inondata dalla luce bianca dello schermo, Jude e Robertino non perdono di smalto, sale solo il bisogno di ascoltare la voce semi-rauca di Jude e la soluzione inglese di Robertino. Ci sarà tempo.