domenica 20 marzo 2011

Traslochi


Mi ero data oggi come limite per togliere la bandiera dal terrazzo. Non ce l'ho fatta. Ho tolto l'albero di Natale e il presepe il 6 marzo, non mi si può sottrarre la bandiera dopo appena una settimana. Mi è stato già suggerito di tenerla fino al nuovo albero, cioè fino al 7 novembre o giù di lì. Sono nel Paese sbagliato per poterlo fare: mi prenderebbero subito per nazionalista. In Norvegia, Danimarca, Turchia, negli Stati Uniti, nella campagna inglese sarebbe normale e anche piacevole. Qui siamo giustificati solo per i mondiali (di calcio, ovviamente), quando non la espongo per principio, visto la pazzia annessa all'evento, con tanto di acqua rovesciata da condomini su chiunque (mirando al chiunque, naturalmente).
Insomma, forse domani opererò il trasloco, dal terrazzo al salotto. Di riporre la bandiera non se ne parla.

giovedì 17 marzo 2011

Paolo

Paolo Longo mi ha sempre affascinata per la precisione degli interventi e per la compostezza "britannica". Da studentessa delle superiori, me lo ricordo a New York, lo ascolto sempre volentieri e lo invidio anche: vive in una delle città più irresistibilmente ammalianti al mondo e lo pagano pure per starci. Dalla prima guerra del golfo per un decennio (questi per lo meno sono i miei ricordi) è il volto della Rai da Gerusalemme; per me è il Medio Oriente e uno dei più capaci analisti del complicato affaire medio-orientale. Cresce la mia stima e inizio a preoccuparmi per la sua incolumità, perché è diventato un po' come i personaggi del telefilm più amato: per quanto in maniera consapevolmente irrazionale ti affezioni a quel volto e a quella voce, per giunta nemmeno doppiata, lo aspetti la sera, all'ora consueta. Fa parte della tua giornata. E' come un vicino di casa.
Poi, dal nulla, mi trasferiscono Longo in Cina.
Oh, sciagurato! - penso. La Cina, infatti, non mi attrae affatto. Chi meglio di lui, però, potrebbe studiare e seguire il balzo da protagonista della Cina nell'economia mondiale? Capisco e mi rassegno. Non lo vedo più così spesso, anzi nei primi mesi dopo il trasferimento non compare proprio. Ogni tanto ci penso e mi preoccupo.
Ora te lo ritrovo a Tokio del post terremoto 9 Richter. Da lunedì si attendono venti che potrebbero, dovrebbero sospingere la nube nucleare verso Tokio. Paolo riporta la notizia con imperscrutabile serenità. E' Paolo Longo.

Luci


La stanchezza non si avverte perché le cose belle fanno bene quanto la giusta compagnia. Le belle iniziative fanno altrettanto bene, la pioggia non è un problema (a meno di un allerta meteo), il freddo ha avuto rispetto per l'evento e Firenze era vestita dei suoi abiti migliori. Anzi, una volta recuperate e sistemate le luci tricolori non vedo perché non lasciarle sempre, almeno su Palazzo Vecchio: sono sempre luci, energia elettrica per energia elettrica tanto vale che l'illuminazione sia fantastica. E ieri lo era. La città, le persone lo erano. Persino la mia frittura di pesce al cartoccio lo era. Solo i fuochi sono arrivati in ritardo di otto minuti. Matteo, un po' di puntualità la prossima volta. E' il solo appunto.

domenica 13 marzo 2011

Wavin' flag

Mai esposta e, con orgoglio, la bandiera in occasione dei mondiali di calcio, proprio perché mi irrita l'istinto patriottico solo per il pallone; ascolto volentieri e con robusta soddisfazione l'inno per le olimpiadi, soprattutto in quanto olimpiadi addicted, stavolta però ho già la bandiera che sventola dalla ringhiera del terrazzo. E con orgoglio.
Non vedrò il duecentesimo anniversario, quindi intendo godermi il centocinquantesimo. E vorrei assistere ad un'esplosione di tricolore nei prossimi giorni, perché per quest'idea dell'Italia unità tante, troppe persone sono morte, perché Garibaldi, in fondo, è uno che ha saputo prendersi la vita e spremerla fino in fondo, perché ho sempre nutrito una simpatia sviscerata per la real politik di Cavour, perché qui ci sono nata, perché il mio è un grande Paese dal passato unico e impareggiabile, con la più conturbante letteratura al mondo, con capolavori artistici irraggiungibili, dalle splendide città con inefficienti servizi pubblici.
Non ho cambiato idea, aspiro con la stessa determinazione di ieri all'emigrazione. L'Italia non è esattamente il mio Paese, non è né il migliore né il peggiore dei Paesi, ma è il luogo in cui sono nata, vivo e vivono la maggior parte delle persone che mi stanno a cuore, quindi non posso non voler bene a quest'Italia, per quanto spesso mi susciti insieme rabbia, tenerezza e anche un po' pena.