venerdì 30 dicembre 2011

Cheesecake e paresi facciali tristi


Nella foto uno dei cheesecake più squisiti che abbia mai assaggiato. In quel ristorante, quando il cameriere ha chiesto, con una cortesia unica e con il sorriso, se tutto era a posto e con altrettanta serenità abbiamo ricordato che dovevano ancora arrivare le patatine fritte, il contorno dimenticato è giunto appena qualche minuto più tardi insieme alle scuse del direttore di sala che ci avvertiva di uno sconto per il disagio patito. Ecco, non sempre si è altrettanto fortunati. E non è una questione di di ristorante più o meno prestigioso, è una questione di educazione.
Se, tra i dolci nel menù, mi elenchi il cheesecake, io lo scelgo (errando). Se mi porti un dolce al formaggio con lo zucchero a velo sopra e un interno molliccio molto più simile alla torta mimosa che al cheesecake, che non ha il sapore né del limone mescolato alla panna e al formaggio, né della fragola, una superficie con qualcosa di marroncino non ben identificabile, non lo mangio e lo offro ai miei commensali, precisando che non è un cheesecake, come appare evidente dall'immagine.

Se poi proprio mi chiedi perché non ho mangiato il dolce, con lieve imbarazzo ma ferma convinzione ti rispondo: "Perché non è un cheesecake". A questo punto la "signora" ribadisce con maggiore ruvidità di quanto non avesse già dato prova durante le ordinazioni: "E' un cheesecake".
Mi sale l'irritazione e con tono pacato ma ancor più fermo ribatto: "No, non lo è. Non ha la consistenza del cheesecake".
E costei continua: "E' un cheesecake. C'è la ricetta su internet".
Trovandomi in una situazione non mia aggiungo: "Non dubito che abbia trovato questa ricetta sotto il nome di cheesecake, ma le assicuro questo non lo è".
"Non sarà il cheesecake di New York...", aggiunge senza concludere.
E qui mi impongo il rispetto per le persone che sono con me e ho pietà del caso umano che ho di fronte, a cui ho già permesso oltremodo di dare spettacolo di se stessa.
E non è questione di luogo: sebbene da queste parti non si brilli in percentuale quanto a cortesia, ci sono locali e negozi con ottime persone.
Non ho mai compreso la filosofia della paresi facciale triste sul lavoro, che funziona solo in questo Paese, peraltro. Altrove si verrebbe licenziati. Se anche per mestiere allo zoo togli la cacca nel reparto degli elefanti, sei tenuto a rispettare dal primo all'ultimo elefante, dalla prima all'ultima persona. Sei gentile per contratto, anche se non è sempre facile, anche se sei stanco e ferocemente preoccupato per altri sacrosanti motivi. Anche perché con la paresi facciale triste e la scortesia le ore di lavoro appariranno parecchio più lunghe e pesanti. Almeno la vedo così e ho intenzione di consolarmi presto con un vero cheesecake.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi mancava :)
"paresi facciale triste" mi ha fatto schiantare
comunque è stata una bella serata ed è stato bello ritrovarvi
buon 2012
ale

steficab ha detto...

Anch'io sono stata molto bene. Alla prossima occasione e buon 2012!