venerdì 27 febbraio 2015

Boldly going where no man has gone before

Un pezzo della mia infanzia se ne è andato con Leonard Nimoy.
Era anziano e ha avuto una vita meravigliosa piena di soddisfazioni, ma è lo stesso: non è accettabile. Quando ho guardato per la prima volta i film tratti dalla serie e hanno avuto il coraggio di farmelo morire: non ho guardato il sequel per dieci anni, benché sapessi che in qualche modo avevano posto rimedio all'errore. Stavolta invece è finita davvero. "Long life and prosper" suona grottesco e irriverente.
Straordinario era il personaggio, l'idea, la scrittura, ma per me bambina il personaggio era lui, Leonard Nimoy. Con lui io giocavo inventando nuovi episodi con il phaser ricreato con i lego piccoli, con lui facevo finta di comunicare dal ponte di comando della nave tramite una tastiera/citofono che mi ero costruita, dettaglio che a distanza appare più fantascientifico del resto, visto la mia conclamata repulsione per la manualità. Del signor Spock adoravo il rigore, il suo aver sempre ragione, quell'esattezza verbale, quella sintesi, quell'essere oltre l'umano e più umano di tutti gli umani.
Poi sono cresciuta e mi sono potuta comprare la guida alla serie classica e l'Enterprise da appendere sull'albero di Natale. Ho realizzato che c'erano altri matti che, nati in un Paese più sveglio, erano riusciti a far chiamare "Enterprise" uno degli space shuttle. L'Enterprise nello spazio c'era davvero. E Leonard Nimoy era una persona che meritava rispetto al di là e al di sopra del suo personaggio, che mai ha abbandonato o rinnegato pur senza rinunciare ad esperienze nuove. Era confortante sapere di poterlo ritrovare qua e là quasi per caso, spesso a scherzare su se stesso, come in "Fringe". Era un punto di riferimento e la reazione estasiata di Sheldon Cooper al DNA di Leonard Nimoy sul tovagliolo del Cheesecake Factory mi è sembrata quanto di più ovvio e normale, per quanto in effetti possa apparire soprattutto adesso blasfemo e irrispettoso.
Quest'estate l'ultimo inaspettato incontro al Griffith Observatory di Los Angeles: la sala grande, il theatre event dedicato a lui e alla moglie. Premiato dalle stelle ha voluto regalare alla città che ha fatto la sua fortuna quel che poteva per osservare meglio quello spazio lontano where no man has gone before.

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