domenica 18 aprile 2010

Eyjafjallajokull ovvero il grande Giacomo ha sempre ragione

"A queste piagge
Venga colui che d'esaltar con lode
Il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
E' il gener nostro in cura
All'amante natura. E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell'uman seme,
Cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.
La ginestra, o fiore del deserto

Stavolta, per adesso per lo meno,la Natura matrigna non ha mostrato il suo lato peggiore, ha solo lasciato e lascerà a terra milioni di persone. Da qui a brevissimo tempo nemmeno mi devo muovere, per quanto sia già preoccupata per il 2 maggio. Vivo l'avanzare della coltre matrigna e maligna come un impedimento illegittimo alla libertà personale degli esseri viventi, gli umani in particolare. Come sempre ha ragione il grande Giacomo, che ne sapeva una più del diavolo: la Natura è matrigna comunque e dovunque, come e dove capita. All'Islandese - e ben si vede anche adesso che Giacomo non avesse scelto un'etnia a caso - che chiede alla Natura perché si accanisca con tale impegno verso le sue stesse creature, essa rispode maleficamente serena:

"Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n'avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei."

Così è. Punto. E non mi si parli del fascino introverso e terribile della Natura. Viva la scienza e la tecnica che cercano, per quanto possono, di correggere le imperfezioni e limitare i danni della Natura.

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