domenica 12 dicembre 2010

Incanti


Ieri sera m'è preso il panico di non aver contato bene i biglietti. Con calma ho assegnato tutti i posti: davanti i "piccoli", dietro gli adulti. Alle 15.04 sono già per strada per lo spettacolo delle 16. Alle 15.40 entriamo tutti insieme, qualcuno certamente parecchio preoccupato per la prospettiva delle tre ore di spettacolo, intervallo incluso: tanti sorrisi, tanti occhi che brillano, che si guardano intorno, in alto, verso il tendone rosso: lo sguardo felicemente imbarazzato del neofita.
Due gruppi si affiancano e si contrappongono: i dispari e i pari.
I primi hanno letto, hanno guardato, hanno interpretato. Seguono, si sorridono e comparano, anticipano le parole, si lasciano affascinare dagli attori, aspettano che accada, sono stregati dalle luci, dall'istrionico Mercuzio, dalla Giulietta-bambola di pezza caduta dalle scale che, novella Alice, recita a testa in giù, risucchiata dal vortice della passione, dallo scheletrico speziale latore di morte, dal macabro ballo di Romeo con il cadavere di Giulietta, ancora bambola di pezza senza vita.
Sulla destra i pari ripassano i ruoli con i nomi più difficili: Tebaldo, Mercuzio; non si suggerisce se non l'inizio della trama affinché l'effetto che William desiderava sia totale, perché ci si senta innamorati come Giulietta, piccoli piccoli, offesi, terrorizzati come lei di fronte alle urla del padre, sconcertati dal piano del frate, silenziosi, attaccati alla sedia, sospesi, impotenti di fronte a Romeo, buffone della sorte che si avvelena a morte credendo morta Giulietta, che si sveglia nella cappella di famiglia, scopre il cadavere del suo Romeo e si pugnala.
Intorno ai pari e ai dispari amici cari, ma anche tanti tisici a convegno e tre, ben tre suonerie fuori luogo.
Il Principe si congeda dal pubblico, seguono tanti meritati applausi. Lucrezia ride senza riuscire a fermarsi per la camminata (con tecnica giapponese) di frate Lorenzo; Francesca piange perché "certo non ci fu mai una storia più infelice / di quella di Giulietta e del suo Romeo". E l'incanto di William è senza tempo.
Nei camerini Mercuzio e Romeo, due giovani di Roma, si fanno fotografare con le piccole grandi persone.

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