giovedì 17 novembre 2011

Domani

Preparo la valigina colorata con A single man di sottofondo; contenta. Guarderò poi Colin; non è un film per il mio umore di stasera, alla vigilia di una festa per cui non voglio feste e che pensavo mi avrebbe trovata più accigliata. Invece è arrivato il freddo buono, quello che piace anche a me, quello che fa stringere nelle sciarpe, fa mettere i cappelli e trovare la casa calda, perfetta per le uniche ciabattine infradito che abbia mai realmente posseduto.
Domani pioveranno auguri e sorrisi e saranno veri per la quasi totalità.
Sentirsi amati, voluti, abbracciati fa accettare bene anche i traguardi più ispidi. Lo scoglio peggiore è l'alzata prima dell'alba. Superata la fatica e lo shock, sarà tutto in discesa, perché non tutti hanno la fortuna di svolgere uno dei cinque lavori che vorrebbero svolgere e di poterlo condividere con quella manciata di persone e di sorrisi che vorresti tenerti stretta comunque: da colei che conosci da una vita, a coloro che la sorte ha scaraventato lì con te. Poi ci sono le piccole grandi persone e la più grande sofferenza è pensare di doverne salutare metà tra appena sei mesi. Hai anche trovato il modo di regalarti il XII del primo Harry Potter, perché le ossessioni buone meritano tutte le coccole possibili. Dopo ancora, il pranzo dei giorni di festa (anche perché mi sono persa da tempo quello dei giorni feriali), il bacino con lo schiocco della mamma e quello timido del babbo, che par chiedere il permesso. E via, via di corsa, via da qui dove il senso di estraneità geografica è sempre più pressante, quando le possibilità di fuga permanente rasentano lo zero. Nella città già più a mia misura, attendo e pretendo un abbraccio forte forte, un bacino sui capelli con i ricciolini e una stellina nella camerina nuova. Da Paolo Poli alla Cantina, al polpettone, l'importante sarà condividere e ridere. Voler bene e farsi voler bene.

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