domenica 10 luglio 2011

Cieli e tapparelle


Una volta l'anno, una settimana, due al massimo, mi godo il castello col prendisole giallo o con quello azzurro, latte, caffè, cereali, schiacciata e galletti, Jane Austen e dvd a iosa (Il discorso del re, il primo Harry Potter, Orgoglio e pregiudizio della BBC, ecc.), esco quando ne vale la pena e soprattutto dormo, di giorno. E dormo tanto. E sto bene.
Qualcuno si preoccupa perché dormo troppo: che devo dire? Son fatta di sonno. E poi mica me lo posso permettere sempre? D'inverno la sveglia suona sempre troppo presto, è freddo e piove poco, per i miei gusti.
Sono anglosassone dipendente (anche il Canada, la Germania e la Scandinavia e la costa orientale degli Stati Uniti non mi sono indifferenti), ma nasco in un involucro mediterraneo. Sto bene sopra i 23 gradi C, benissimo fino ai 30, me la cavo fino ai 35. Quando i comuni mortali stramazzano col fazzoletto in mano, li guardo compassionevole.
Una contraddizione solo apparente. Sotto cieli migliori sono capace di alzarmi alle sei e trenta con un sorriso da parte a parte. Se è fresco, mi copro; se piove, son contenta. Detesto il sole e i cieli italiani estivi monocolori, almeno quelli della piana senza nuvole, senza nulla. Fuggo il sole che mi trova comunque e sempre. Non piove mai e c'è questa luminosità diffusa e implacabile. E io dormo. A meno di impegni, selezionati. La sera spalanco tutto e riemergo e faccio ciò che voglio. Fino all'alba. Verso le quattro e mezzo il forno della strada accanto mi regala un portentoso profumo di bomboloni caldi. Tutto questo in attesa di cieli migliori, s'intende.
Dovendo attendere, meglio accontentarsi il più possibile.

2 commenti:

cooksappe ha detto...

scrivi sul blog mentre sei nottambula?

steficab ha detto...

Non sempre, ma le notti estive sono certamente un ottimo momento per scrivere.